Giornata mondiale del rifugiato per Matteo e Giorgia

Storie e Notizie N. 1923

La Giornata mondiale del rifugiato verrà celebrata ancora una volta questa domenica, il 20 di giugno. Tale ricorrenza è stata istituita dalle Nazioni Unite per ricordare una delle storiche vittorie civili per tutta l'umanità. Mi riferisco alla Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, la quale stabilì non solo i criteri per essere definiti tali, ma sancì i diritti d’asilo per ogni essere umano e il contestuale dovere di ogni paese di far sì che vengano tutelati e rispettati. Tuttavia, tra il dire - ovvero il ricordare, tutelare e rispettare – e il fare c’è di mezzo il mare... Mediterraneo, per esser chiari. Da ciò, una piccola storia di fantascienza.

 

Siamo nel duemila e cinquecento, quasi tremila, forse di più ma sicuro meno di settemila e ottocento trentadue, tre mesi e cinque giorni, quando pare verrà finalmente inventata la macchina del tempo. Perché da quel giorno sarà difficile impedire ai posteri di presentarsi qui a fracassarci di legnate.

Ci troviamo sul pianeta qualcosa, nella galassia quell’altra, nel villaggio qualunque. Resto nel vago per evitare che i nostri diventino vittime di presunte missioni di pace spaziali e macchine del fango stellari.

Si dà il caso che gli abitanti avessero una particolare predilezione per l’accoglienza. Pure esagerata, diciamola tutta, perché non sai mai quale alieno ti metti in casa, okay? Cioè, se vedi per esempio avvicinarsi alla tua orbita la Morte Nera o il Sanctuary II forse non è consigliabile stendere un tappeto rosso per Dart Fener e Thanos, ci sei? Che volete farci, costoro erano curiosi ed empatici in maniera superlativa. L’universo è grande, e se è vero che dalle nostre parti abbiamo avuto una ricca esperienza del contrario, ci sta anche l’inverso.

Ora, gli extraccoglienti, chiamiamoli così, avevano di recente fatto atterrare un paio di profughi da un piccolo e insignificante pianeta situato in un presuntuoso sistema auto proclamatosi solare dal nome addirittura fuorviante, visto che composto per la maggior parte da acqua e idiozia: terra.

I bipedi si erano presentati con i seguenti nomi: Matteo e Giorgia. Letteralmente così, io sono Matteo e soprattutto io sono Giorgia, come se i nostri avessero dovuto sapere chi erano. Tuttavia, essendo gli extragentili giustappunto gentili, li assecondarono e vedendoli alquanto turbati innanzi alla chiassosa eterogeneità di forme, colori e amorosi orientamenti delle specie accolte nel tempo, decisero di organizzare una festa per il loro arrivo. La chiamarono la Giornata del rifugiato. Ma tu guarda che combinazione, eh?

Così, di fronte a un salone a dir poco enorme, con variopinte tavolate ricolme di cibi di ogni ricetta e sapore, e commensali dalle espressioni sorridenti con più, meno o anche senza occhi e bocche, la sindachessa del villaggio chiese al cerimoniere degli eventi mondani di far entrare i festeggiati.

“Houston”, fece costui, “abbiamo un problema.” Ebbene sì, la tipa si chiamava proprio come la nota cittadina texana. Che coincidenza, vero?

“Cosa succede?” chiese lei.

“Niente, è che i due bipedi sono un po’ strani.”

“Cioè?”

“Gli piove dagli occhi.”

“Ah, sì, non preoccuparti”, lo rassicurò la sindachessa, la quale era ritenuta una vera esperta di umani, giacché si vantava di aver letto ogni libro di un loro simile, tale Philip Dick. “Falli entrare, sono solo commossi.”

“Ed è una cosa buona?”

“Sì, sì, procedi.”

Di conseguenza, Matteo e Giorgia vennero spinti, ovvero condotti di fronte a tutti e la sindachessa – come ciascun politico di mestiere – si sentì in dovere di dire qualche parolina ai suoi elettori e potenziali tali: “Amiche, amici, accogliamo tra noi oggi due nuovi compagni…”

E via altre lacrime sulle gote di questi ultimi.

“Sì… dicevo, siamo felici di far sì che la nostra casa sia anche la loro a prescindere da ciò che ci divide o ci lega…”

E giù con altri singhiozzi.

“Ecco, già… volevo ribadire che ci auguriamo si sentano al sicuro e che faremo di tutto pur di abbattere ogni muro tra di noi…”

E alle lacrime si unirono anche i gemiti.

“Be’… mi rendo conto che il viaggio sia stato lungo e che siete un po’ scossi, ma ci tengo a farvi presente che ho chiesto di far preparare dei piatti appositamente per voi, perché per noi altri le tradizioni dei singoli sono importanti quanto quelle della maggioranza…”

E ancora pianti a dirotto.

“Perché per noi vale il motto prima gli ospiti…”

Idem come sopra e anche di più.

“Siamo tutti sorelle e fratelli di tutti…”

Lacrime, urla e ora pure schiaffi in faccia.

“Ed è con l’autorità di cui dispongo che vi dico che dal momento che avete cercato rifugio sul nostro pianeta vi siete guadagnati il diritto di cittadinanza alla stregua del nostro dovere di accoglienza…”

A quel punto i singhiozzi e gli schiamazzi di Matteo e Giorgia si erano fatti assordanti e il cerimoniere si avvicinò trafelato alla sindachessa. “Signora Houston… ma è davvero certa che sia commozione?”

“Per forza, caro, non vedo altra spiegazione. Questi umani nella loro vita devono essere stati così generosi nell’accogliere il prossimo che ora piangono per eccesso di felicità. Chissà se un giorno accadrà anche a noi di essere costretti a lasciare il nostro pianeta, ma in quel caso pensa a quanto ci riempirà di gioia il vederci trattati allo stesso modo…”

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