Immagini parole e fatti
Storie e Notizie N. 2066
C’erano una volta l'Iran e le donne al tempo dei social network.
Per ricordarvi che siamo con voi, vi siamo vicine nella vostra battaglia, anche se vi siamo tutt’altro che accanto nel mondo reale. Ma cosa contano le distanze quando ci si vuol bene? Basta poco, un pugno di secondi, il tempo di aprire la fotocamera e ovunque ci troviamo inviamo al mondo intero, più che a voi nello specifico, la nostra sincera partecipazione alle vostre disgrazie.
Fa piacere, no? Cioè, a noi sì, ma anche a voi, dài, diteci di sì. Perché poi questo è solo l’inizio, sapete? È solo una mera dichiarazione di appartenenza, più che di intenti, ma credeteci, per questi ultimi è solo questione di tempo.
Dateci tempo, ecco, anche se è una delle prime cose che vi hanno rubato.
Ciò nonostante, considerate l’intollerabile assassinio della giovane Nika Shakrami e il movimento di protesta per i diritti delle donne in Iran che non nasce di certo oggi.
Mica ce ne restiamo con le mani in mano, cosa credete? Guardate in Francia e in altre parti del mondo con quale tempismo e coraggio mostriamo la nostra solidarietà. Oltre alla difesa della libertà, l'invito a unirsi alla protesta, tra i classici minuti di silenzio e i calorosi appelli. Tutto bello e lodevole, dico sul serio.
Nondimeno, per chi ci avete presi? Ripeto, il taglio dei capelli è solo l’inizio, poi faremo il resto. Si legga pure come ciò che conta, quel che serve, altrimenti è solo scena per acchiappare like, followers o far parlar di sé. Ma noi non è questo ciò che siamo, e che ci fotografano così (citazione parafrasata).
A riprova di questo, a noi tutti, star più o meno conclamate della digitale bontà, non sfugge mica quel che accade nel resto del mondo. In caso contrario, è solo perché siete in cima alle notizie, trendy voi, trendy noi, ma non lo pensate neppure poiché ci offendiamo.
Difatti, non siamo meno vicini alla recente ennesima morte di ben 16 donne migranti su 17 tra i corpi rinvenuti in seguito al solito naufragio in mare, per la precisione al largo dell’isola greca di Lesbo.
Il prossimo scatto o manifestazione sarà per le donne picchiate domenica dai Talebani durante una protesta a causa dell’ormai abituale attentato in Afghanistan. Anche se quest’ultimo è sceso di svariate posizioni rispetto all’Iran tra i paesi sui quali puntare il dito per la condizione femminile.
Siamo accanto, inutile dirlo, alle donne senegalesi e alla loro difficile lotta per avere un ruolo attivo e decisionale nella società.
Ma credete forse che abbiamo a cuore solo le donne?
Non possiamo restare indifferenti di fronte ai 66 bambini in Gambia che sono morti a causa di uno stramaledetto sciroppo per la tosse. Anche perché ciascuno di loro aveva una madre, la quale a sua volta aveva un figlio e tale verbo al passato rappresenta una delle peggiori tragedie che una donna possa affrontare.
Lo stesso vale quindi per centinaia di migliaia di bambini nello Yemen, lontano da scuola e dal futuro che meritano. Lì ci sono madri e donne per le quali si può ancora fare qualcosa di concreto, più che limitarsi a una mera consolazione.
Ovviamente, già che ci siamo, è impossibile evitare di far menzione di un altro giornalista ucciso nel mondo. Facciamo notizia, no? È cronaca, o sbaglio? Ebbene, è assurdo non partire più di ogni altro da chi ci permette di sapere cosa accade davvero oltre i confini della nostra foto ritoccata a dovere grazie ai filtri gentilmente offerti dal cellulare.
Non è solo una moda, capite adesso? I diritti degli ultimi, calpestati impunemente come quelli delle popolazioni indigene e degli attivisti per il clima africani esclusi dai tavoli che contano - che tra l'altro per la maggior parte si tratta di donne - sono in cima ai nostri pensieri. E vedrete che una volta spento il monitor ci tireremo su le maniche e uniremo i fatti a immagini e parole...
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