Conti con la realtà

Storie e Notizie N. 2098

Alla stregua di molti mi sono soffermato sulla faccenda del mancato taglio delle accise da parte dell’attuale governo. Sempre in tanti – più che giustamente – hanno sottolineato l’incoerenza della Meloni tra promesse ed effettiva puntualità nel mantenerle a tempo debito. E nonostante le sue giustificazioni, conta poco se tali sparate a mero uso propagandistico le abbia fatte più o meno di recente, perché la coerenza non ha una data di scadenza. Vale dopo, ma anche prima, altrimenti le parole pesano poco o nulla e non è così. Non dovrebbe esserlo qualora siano a rischio le esistenze di singoli individui quanto intere popolazioni.
A tal proposito, quindi, più che il tema della coerenza mi preme maggiormente quello delle parole. La premier, nel suo consueto quanto discusso video sulla suddetta tassazione dei carburanti ha usato un’espressione che mi ha dato molto da riflettere e che considero emblematica della società moderna: “Ora facciamo i conti con la realtà.”
La Meloni – come molti suoi pari qui in Italia e in buona parte del mondo occidentale – si sta accorgendo di doverli fare solo una volta al governo, dove il fare è richiesto assai più del dire. Perché la campagna elettorale è finita da un pezzo – anche se per alcuni sembra non aver mai fine -, e se proprio vuoi dar fiato al cervello devi rispondere a precise domande che in realtà corrispondono a problemi enormi, alcuni storici, e non puoi cavartela con uno slogan o perfino una panzana.
Tuttavia, nello stesso tempo, là fuori, oltre i confini di un video promozionale sui social, miliardi di persone tali conti con la realtà li fanno ogni singolo secondo della loro vita a partire dal primo.
Elencando senza un ordine preciso, basandomi soltanto sulle notizie di questi giorni, faccio solo due esempi, differenti e in un certo senso lontani, eppure affini per molte ragioni. Il primo riguarda un ragazzo di soli 22 anni morto stamattina schiacciato da un bancale. Mi sono chiesto cosa sia, ho cercato in rete e tra le altre cose, avendo fatto il facchino da ragazzo, mi sono ricordato di averli usati. Doveva esserci sopra un carico assai pesante, poveraccio. Nondimeno, nella narrazione politica barra governativa si traduce nell’ennesima "morte sul lavoro", espressione che ormai sembra qualcosa di normale quanto inevitabile, come le "morti per il maltempo" o il "naufragio dei migranti" in mare.
Il secondo esempio, a proposito di questi ultimi, si evince concentrandoci sull’Africa, mentre la Meloni e i suoi goliardici fratellini d’Italia si divertono a spedire le navi delle ONG piene di disgraziati il più lontano possibile basta che se ne occupino i loro avversari, come se avere in mano il destino di vite umane fosse una sorta di divertente gioco di società. Eppure, proprio oggi un rapporto delle Nazioni Unite ci dice che in quello stesso continente, in particolare nella zona sub-sahariana, i bambini hanno una probabilità 15 volte maggiore di morire durante l'infanzia rispetto ai coetanei in Europa e Nord America, mentre il rischio per una donna di avere un figlio nato morto è sette volte di più. In generale, si legge che nel 2021 almeno cinque milioni di bimbi sono deceduti prima di raggiungere il quinto anno, la maggior parte dei quali ha visto la luce, o l'ha solo immaginata, in Asia Meridionale e, come detto, in Africa.
Non so quanti degli attuali governanti del mondo riescano a comprendere la seguente retorica domanda, a mio modesto parere di una banalità sconcertante: considerando tali terribili conti con la realtà, quanto pensate siano ostinati ad avere un futuro migliore coloro che hanno la forza e la fortuna di superare quel maledetto quinto anno di vita?
Prima di mandare qualcuno al governo, o andarci in prima persona, dovremmo tutti partire dalla realtà, ma non la nostra, magari condizionata dai vantaggi del caso. Il prioritario termine di paragone, come sovente fa una madre con i propri figli, dev’essere colui che si trova nelle condizioni peggiori e da lì salire verso l’alto.
Perché da che mondo è mondo si inizia sempre a contare dal numero più piccolo.

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