Il paese degli illegittimi

Storie e Notizie N. 2164

C’era una volta il paese degli illegittimi.
Sapete, ci sono nato e probabilmente ci vivo ancora. Talvolta a mia insaputa o, più spesso, poiché io per primo scelgo di restarvi. Sarà perché alla fine della fiera mi capita di pensare a quelli che ce l’hanno fatta a uscirne con le proprie forze, riuscendo a cambiare una volta per tutte le folli regole di chi vive all’esterno dei confini del nostro mondo.
Come per esempio coloro che sono nati schiavi o lo sono diventati, e poi è arrivato il giorno in cui hanno spezzato le catene nella mente del prossimo e nella propria, ancora prima che quelle che imprigionavano braccia e gambe.
Nel mio caso, sono ulteriormente ambizioso, forse, perché sogno addirittura di curare l’epidemia chiamata razzismo, pensate quanto sono ingenuo...
Tuttavia, come accade quasi sempre, non sono qui oggi per parlare del sottoscritto.
Vorrei parlarvi di altri illegittimi, come i 33 figli di troppo amore, più che mamme, in accordo al limite immaginabile dal cuore, più che quantificato dall’intelletto, della procura di Padova. Tuttavia, non intendo fermarmi qui, perché ho intenzione di raccontarvi di un intero paese rinchiuso dentro un altro solo in apparenza più grande. Ovvero di un popolo che è la vera maggioranza silenziata, più che silenziosa, la quale vive ai margini di una minoranza da reality, immortalata dai fotografi che contano, vidimata dal governo di turno e poi rivenduta a chi ha denaro da spendere. Eppure si tratta di esseri umani venuti alla luce con le solite identiche premesse e tutta la banalità figurabile. Respirare e crescere, camminare, correre e cadere, certo, tutte le volte che serve. Per poi provare semplice gioia di tanto in tanto, nulla di straordinario. Soffrire, sì, come tutti e anche di più, andrà bene ogni cosa basta che sia vita possibile e sperabile. Varrà comunque la pena pure una sola singola occasione in un’intera esistenza di trasformare quella moderata contentezza in qualcosa che anche solo assomigli alla tanto agognata felicità.
Con meno parole, è il paese degli illegittimi, già, come i bambini di Padova, quindi, e alla stregua delle persone che marciscono nelle carceri in condizioni infernali e se ne parla solo quando ci scappa il morto. Ciascuno di loro, nessuno escluso, in effetti si fa discorso, disputa e subito dopo oblio, quando il sangue scorre assieme alle lacrime di qualcuno. Perché c’è sempre chi piange sul serio tra un lutto nazionale e l’altro.
È solo la morte il lasciapassare per ottenere l’attenzione di chi si trova immeritatamente al riparo del "paese legale".
Vale ad esempio per i clochard, che è solo un modo raffinato per mettere a posto la coscienza di una società ormai avvelenata dall’indifferenza, e vale anche per i tanti, troppi bambini senza cittadinanza per colpa di un'origine imperdonabile. Perché come dice il nuovo amico miliardario della Meloni, all’Italia servono figli, non migranti. E ciò vuol dire che quei ragazzi sono destinati a restare confinati al di fuori della legge che non è uguale per tutti.
Potrei dire che anche le persone migranti stesse fanno parte del suddetto paese abusivo, ma per l’opinione pubblica, così come la forza, non sono abbastanza umani neppure da essere illegittimi, il che sarebbe paradossalmente una conquista.
D’altronde, spero si sia capito, da queste parti il vero reato di tutti costoro non è violare una qualsivoglia norma scritta, visto che abbiamo perfino un ministro che invita i cittadini a non pagare le tasse, per dirne una. Questa speciale legittimità o meno, la quale definisce chi è a posto e in ordine, e chi no, ci viene inculcata nella testa fin da bambini, incessantemente.
Potrei andare avanti, ma se potessimo generalizzare, a essere marchiati con ferro rovente sulle nude carni come indesiderabili sono tutti coloro che al momento non rappresentano voti, sangue e denari da rubare. Oppure perché non ci sono ruoli adatti nelle puntate della mega sitcom a cui i cittadini legalizzabili assistono ogni volta che si guardano allo specchio.
Nel mentre, in attesa che salti fuori una particina anche piccola, perfino una breve comparsata, qui si resiste e si lotta con tutto quel che si ha.
Perché è così e solo così che le nostre sorelle e i nostri fratelli di sventura dei secoli passati hanno vinto le loro guerre.

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