Il problema dei migranti

Storie e Notizie N. 2156

Ho studiato in gran parte matematica all’università, anche se nel resto del tempo e con la mia stessa vita ho scelto di fare altro.
Di conseguenza, posso affermare con un minimo di credibilità che conosco la natura dei numeri e delle operazioni che possiamo fare tra di loro.
Ciò nonostante, come tutti noi non sono una macchina e la porzione irragionevole del mio essere - che nel mio caso si esprime nell’immaginazione necessariamente a briglia sciolta e, soprattutto, nel concentrare il totale della mia attenzione sulle imprevedibili quanto illogiche umane relazioni - alla fine ha avuto il sopravvento.
Nondimeno, a ragione di quanto detto tra le modalità di approccio alle cose della vita conservo un punto di vista, come dire, freddo e razionale.
È con quest’ultimo che vorrei affrontare con voi un’indiscrezione sull’ennesima soluzione dell’Unione Europea su come gestire le persone che giungono sulle nostre coste e frontiere prive del sacro permesso di soggiorno.
Potremmo chiamarlo il problema dei migranti e, traendo spunto dalla proposta in oggetto, mi accingo a risolverlo come si faceva una volta a scuola.
Mettiamo ci sia un insieme di quantità indefinita di migranti. Con tali presupposti, potremmo usare il solito contadino con le mele o le galline, ma limitiamoci ai fatti, altrimenti non rende l’idea di cosa sto dicendo, ovvero di quel che stiamo facendo.
Immaginiamo che i suddetti giungano in un paese qualunque dell’UE, come per esempio l’Italia.
Mettiamo anche che per quest’ultima, come per le altre nazioni, sia stato stabilito un limite massimo di migranti accoglibili, che suona male, ma non riguarda lo stile o la fonetica, a mio modesto parere.
A questo punto entra in gioco il nuovissimo teorema: la porzione in eccesso potrà essere spedita dall’Italia a un altro stato dell’unione che non abbia raggiunto il sopra citato limite e, qualora si rifiuterà, esso dovrà risarcire il nostro paese con aiuti, beni di ogni tipo, o mero denaro contante in misura di 22000 euro a migrante.
Da cui, segue il quesito: dov’è l’errore?
Figuratevi ora una classe composta da coloro che di norma si occuperanno di risolverlo.
Le prime mani si alzeranno per far rilevare che molte nazioni, tra cui quelle governate da esecutivi tra l’altro piuttosto affini al nostro, come Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, non accetteranno mai tale proposta. D’altra parte, se qualcuno vede i propri confini come muri o recinti di filo spinato, come pensate che la prenderà?
Altri punteranno sull’impraticabilità di tale sistema, sottolineando la difficoltà di quantificare per esempio con un comune criterio il valore dei beni per raggiungere l’ammontare dei 22mila euro.
Altri ancora faranno presente il fatto che quest’ultima cifra è eccessivamente alta considerando la natura della merce. Perché di questo stiamo parlando, giacché è in tal modo che la stiamo trattando.
Poi ci saranno quelli che suggeriranno di far pagare gli stessi paesi da cui i migranti provengono. In altre parole, dove arraffi trenta, arraffa trentuno e non ci pensi più.
Senza scherzi, salterà
fuori qualcuno che dirà di far sborsare la cifra agli stessi migranti, definendo l’idea come geniale, perché a chi ribatterà che se avessero così tanti soldi non partirebbero affatto rimarcherà a sua volta la funzione deterrente di siffatta correzione della proposta originale.
Ovviamente, si discuterà animosamente su come fissare il fantomatico limite sopra il quale si potrà operare il fruttuoso scarto e se dovrà essere uguale per tutti, se occorrerà o meno stabilire una differenziazione in base all’età e il sesso del migrante e se una donna incinta va contata per una o due. E cosa fare, poi, con le gravidanze gemellari?
Potrei andare avanti e sono più che certo che per quanto tutto ciò possa risultare assurdo o farsesco, vi sia un livello di verosimiglianza estremamente elevato. O, forse, dovrei dire preoccupantemente.
Perché, come ho premesso all’inizio, nel mio personale viaggio c’è stato un momento, tempo addietro, in cui ho fatto una scelta. Ho deciso a quale parte di me prestare maggiore ascolto. E per merito, o colpa di essa, non posso fare a meno di provare infinita amarezza e cocente rabbia ricordando che l’oggetto di questo cosiddetto problema sono degli esseri umani…

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