Quando il lutto è una scelta
Storie e Notizie N. 2163
Oggi vorrei essere il più possibile breve, affinché le poche parole risultino più facili da rammentare e restino più a lungo impresse.
A mio modesto parere, esistono due tipi di lutti. Il primo è particolarmente comune a ciascuno di noi. Che si tratti di persone, creature viventi in generale, ovvero oggetti tangibili o meno, situazioni, dinamiche o qualsiasi altro elemento importante nella nostra vita, è quando la perdita si dimostra talmente profonda e significativa che non puoi fare a meno di soffrirne. Talvolta riesci o hai interesse a esternarlo, e in altre occasioni è un qualcosa che tieni dentro.
L’altro tipo non è un fatto oggettivo, al contrario non può e non deve esserlo, perché è il frutto di una scelta precisa che attiene alle più intime sensibilità e ai propri principi.
È un modo cruciale, come altri degni di nota, con cui prendere posizione.
Non è semplicemente una mera reazione emotiva, come può sembrare a un’occhiata affrettata.
Rappresenta il risultato di un processo di consapevolezza, accettazione e riconoscimento di un vuoto che ti riguardava da molto prima dell’istante della sua scoperta.
Più di ogni altra cosa, è una messa alla prova dell’onestà e della concretezza di tutte le tue precedenti sbandierate dichiarazioni di campo.
In ultima analisi, è una messa alla prova di te stesso, perché a differenza di tutti i tradizionali e inevitabili cordogli, la suddetta scelta, per essere autorevole, deve andare ben oltre le arcinote cinque fasi.
È un impegno serio a fare quanto ci è possibile affinché quella perdita non sia avvenuta invano.
Da quanto detto fin qui, credo sia evidente quanto tale fondamentale scelta ci differenzi. Ed ecco perché, nello stesso giorno in cui parte dei miei concittadini di questo strano paese, ben oltre i suoi parenti stretti, ha deciso di piangere la scomparsa di Silvio Berlusconi, all’interno di una grottesca giornata di lutto nazionale, la mia scelta, quella del figlio di un immigrato africano, va ai disgraziati deceduti durante l’ennesimo viaggio per la sopravvivenza al largo della Grecia, dove si temono 600 morti e anche oltre, di cui almeno 100 bambini. I quali si vanno a sommare ai 25.000 che sono scomparsi tra i flutti del cosiddetto mare nostrum dal 2014 a oggi. Per non parlare di coloro che hanno perso la vita negli anni precedenti anche per colpa delle idee e le decisioni di uomini come quello che viene santificato in questi giorni…
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