Quella Guerra che non è una guerra di nuovo
Storie e Notizie N. 2187
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Ce ne sono di Guerre là fuori, da quando si è conclusa la più grande che si ricordi, la quale seguì a sua volta quella che avrebbe potuto o dovuto essere la prima e ultima.
In tempo e luogo di pace, da allora le ascoltiamo attraverso il racconto del mezzo busto del TG, ne leggiamo notizie nei titoli dei quotidiani, cartacei e non, ne osserviamo la brutalità della violenza tramite fotografie e immagini in movimento. E, per quanto ci sentiamo dotati di acume e conoscenze, maturità ed esperienze, il nostro parere lascerà sempre il tempo che trova.
Perché in cuor nostro dovremmo sapere e rammentare che soltanto i nostri nonni e bisnonni, o in taluni casi – sempre più di rado – i nostri genitori, potrebbero anagraficamente esprimersi a riguardo con un minimo di autorevolezza.
Nondimeno, come per qualsiasi argomento, soprattutto dall’avvento del web che non ha fatto altro che aumentare a dismisura tale ottuso e popolare meccanismo, la testa di molti, troppi, si riempie d’aria fino a spinger di lato il buon senso, finché le labbra si schiudono e la bocca è costretta a rigettarne fuori il contenuto.
In tali casi ciò che mi spaventa più della guerra stessa – e forse anch’io dico questo perché al riparo di una terra dove non potrebbero cadermi razzi o bombe sulla testa da un istante all’altro – è l’osservare quanto siffatto rigurgito sia composto ogni volta dalle medesime esternazioni.
Si prenda come esempio uno dei conflitti più lunghi di nostra conoscenza, ovvero quello israelo-palestinese, si legga pure come la Guerra che non è una guerra, tornato in questi giorni tragicamente protagonista. Eppure, potremmo davvero chiamarla la Guerra per antonomasia, in breve quella, di nuovo. Inoltre, oramai grazie a internet è sufficiente un secondo per farne apparire su un monitor più o meno grande l’intera cronologia dal 1948 ai giorni nostri, ovvero 75 anni. Addirittura con la facoltà di approfondire le varie fasi nell’anno in corso e perfino di individuarne i singoli passaggi all’interno della attuale crisi al centro della scena.
Ciò malgrado, ieri come oggi a queste latitudini, e dove nascono o terminano interessi in comune, è possibile osservare un numero incalcolabile dei suddetti crani svuotati intenti a ripetere sempre le medesime sconsiderate affermazioni e direi anche criminali posizioni: Israele ha diritto a difendersi, sterminando a sua volta gente innocente, che se era lecito dirlo quando era stata lei per prima ad aggredire, figuriamoci ora. Che la Guerra in questione - quella, di nuovo -, non è tale, bensì è l’Occidente che si difende dai terroristi. Tanto l’episodio di questa infernale serie tv è sempre uguale a stesso, ovvero quelli di Hamas colpiscono i cittadini israeliani – oppure è il contrario, ma conta poco o nulla - e i loro soldati si vendicano sugli abitanti di Gaza. Nel mentre, dal lato lieto dello schermo, si assiste con indifferenza o posticcia partecipazione alla proiezione in attesa della sigla finale, finché i personaggi sopravvissuti se ne ritornano tutti a casa. Per chi ce l’ha ancora una casa, è chiaro. Ovviamente a prescindere da quale schieramento nella guerra che non è una guerra, ma una strana, sanguinosa forma di difesa.
Ciò nonostante, vi è qualcosa di diverso, attualmente.
Nello stesso tempo c’è un’altra Guerra che non è una guerra, in questo caso un’invasione, a un passo da noi e da tutte le nazioni altrettanto interessate. E la paura di trovarci davvero vicino al baratro sale, dopo un’estate in cui in molti siamo andati al cinema a vedere un film su una bomba che in teoria non era una bomba, ma solo un modo seppure orrendo per far finire la Guerra, quell’altra, che abbiamo creduto ingenuamente fosse l’ultima.
Forse, se finalmente cominciassimo a riconoscere e chiamare le cose per quello che sono in tempo, magari stavolta potremmo ancora farcela a porvi rimedio, tutti insieme.
Ma come fai a costruire la pace e a contribuire a quella altrui se non hai capito che quella, di nuovo, era ed è ancora oggi la Guerra di cui in qualche modo fai parte anche tu?
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