Questa è la guerra figlia mia

Storie e Notizie N. 2202

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Siamo in una casa come tante, di questi tempi. Anche se non sono in grado di definire di preciso da quanto essi durino.
Ci sono un padre e una figlia.
Una bambina abbastanza piccola da fare domande banali per un adulto.
Ma sufficientemente grande per meritare risposte oneste.
Papà, cos’è la guerra? È l’interrogativo protagonista di questa breve storia.
Cos’è la guerra... ripete il genitore più a favore di se stesso che della giovane vita che l’ha messo alla prova.
Perché di questo si tratta, il più delle volte: un invito a dimostrare di esser degni di passare il testimone a chi verrà dopo di noi.
La guerra è quella in cui un uomo riconosciuto colpevole di aver assassinato una giornalista coraggiosa e per bene, viene graziato soltanto per aver accettato di uccidere altra gente innocente. Ma stavolta con indosso una divisa militare.
La guerra è quando i governi di nazioni che hanno conosciuto le peggiori persecuzioni della Storia si dimostrano capaci di peccare del medesimo crimine dei loro persecutori.
E no, figlia mia, non sono antisemita. Solo stanco.
La bimba non capisce, ma ha colto il resto e attende il seguito.
La guerra è quella cosa orribile tra una pace e l’altra. E coloro che la guardano da più o meno lontano, mentre gli altri combattono con il fuoco e il sangue, si danno battaglia con le parole. Finché la pace arriva per tutti o ci sono i mondiali di calcio alla tv.
La vera guerra è quella che va avanti quando la maggior parte della gente pensa che sia finita.
Ecco perché laddove i sopravvissuti si presentino ai confini delle terre dove le bombe si fabbricano o al massimo si vendono, mica ti cadono sulla casa o la testa, quella stessa gente chiude il cuore in tasca e mette un lucchetto alla propria coscienza.
Ecco altresì spiegato il motivo per il quale in molti si sorprendono inorriditi quando è quella stessa guerra in persona a bussare alla loro porta.
Ed ecco perché la pace è così difficile da garantire dappertutto.
La guerra, per chi avrebbe la forza e il potere di porle fine, è solo un gioco da tavolo, uno di quelli con cui si passavano i pomeriggi assieme senza il bisogno del Wi-Fi o di una presa di corrente. E pensa che la parola chiave non è alcuna di queste ultime due, bensì “assieme”.
La guerra, per alcuni, è un lavoro come un altro. Con cui pagare l’affitto o il mutuo, comprare da mangiare, vestiti o giocattoli per i figli, mettere da parte risparmi per le vacanze o per il futuro. E poi dormirci su, anche se vorrei sapere come.
La guerra è come una pianta che cresce ogni giorno, lentamente e inesorabilmente, sotto gli occhi di tutti. Un colossale albero, vecchio e stremato da centinaia di milioni di foglie, o vite, prive di acqua. È così grande che ha ormai oscurato il sole di giorno come di notte le stelle. E quando poi un ramo inevitabilmente si stacca e cade, il boato si diffonde ovunque e in tanti, troppi, puntano il dito verso il rumore, più che tutto il resto, e urlano a squarciagola: eccola, è scoppiata la guerra!
Finché non ritorna l’assordante silenzio tra le orecchie e gli occhi.
Figlia mia, questa è la guerra.
In quel momento, il padre si accorge di ben altro suono, infinitamente più dolce di qualunque altro tra quelli evocati dalle sue parole. Il delicato russare della bambina che si è addormentata.
Meglio così, pensa l’uomo con un pizzico di invidia. E con un minuscolo ma rassicurante refolo di speranza si augura che al risveglio ella si rammenti dei propri sogni. Perché al posto dei suoi strampalati discorsi, sa che perfino i più ingenui tra essi meritano attenzione e rispetto nel mondo che le stiamo lasciando...

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