Spaccature

Storie e Notizie N. 2275

C'è una spaccatura nel PD, si legge sui giornali dopo il voto sul costoso riarmo europeo.
Spaccatura finanche nel governo, si legge altrettanto, salvo poi chiarire che non è nulla di risanabile accontentando come si deve l’urlatore di turno.
Nondimeno, c’erano comunque una volte le spaccature.
A destra come a sinistra.
Anzi, centrate entrambe, il che vuol dire strumentalmente moderate a seconda delle stagioni, spostando il baricentro della fazione destrorsa sempre più a destra di se stessa o erodendo la porzione mancina dell’altra fino a renderla pressoché un’intrusa.
Si legga anch’essa come una specie di spaccatura.
Eppure, soprattutto nel meraviglioso regno dei democratici, definiti ancora dagli avversari “le sinistre”– in modo concedetemi ormai grottesco –, le suddette fratture sono assai più numerose e profonde, giacché risalgono a tempi non sospetti. Perché prima di tutto, la più profonda tra esse è con la Storia con l’iniziale sbiadita.
Quella che ci ricorda di una sinistra, stavolta il nome è giustificato, la quale aveva ben chiaro che l’esercito era la lunga e violenta mano di quella tipologia di Stato che aveva come principale scopo reprimere ogni movimento e sommovimento di ispirazione popolare che avesse a cuore le questioni sociali e le istanze delle frange più deboli.
Non meno paradossale è la crepa con l’attuale messaggio di quel centro cattolico per cui si è fatto tanto in passato per emarginare o  estromettere i presunti estremisti di cui sopra, visto che è stato il Papa ha gridare neanche due anni addietro che “la gente non vuole armi, ma pane”, e che il commercio delle armi “muove i fili delle guerre”.
Nondimeno, presumo sia davvero arduo non far riemergere puntualmente, a tempo debito, una sorta di faglia di Sant’Andrea più che spaccatura, quando quest’ultima è palesemente dichiarata nel proprio Manifesto, affermando in un passaggio:
Il Partito Democratico, per l’ispirazione etica, culturale e politica che lo sostiene, intende promuovere una politica attiva e intraprendente a favore della pace, richiamandosi allo spirito e alla lettera della Costituzione italiana, ai princìpi generali della Carta europea e alla Carta delle Nazioni Unite.
Salvo poi aggiungere di seguito:
In conformità all’art. 11 della Costituzione preso nella sua interezza, il Partito Democratico si adopera affinché l’Italia si assuma le proprie responsabilità internazionali nel governo dei conflitti, in coerenza con il diritto internazionale e attraverso le organizzazioni sovranazionali preposte alla sicurezza, alla giustizia e alla pace. Il ripudio della guerra va coniugato con l’attiva partecipazione dell’Italia alle responsabilità della comunità internazionale nell’assicurare un giusto ordine mondiale. In breve, 800 miliardi di euro.
Eppure, il famoso articolo è chiaro e non prevede fraintendimenti…
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
O spaccature...

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