Cronistoria dei piani per la pace
Storie e Notizie N. 2297
È stato presentato ufficialmente l’ennesimo “piano per la pace”, in tal caso redatto dal governo di Trump in consultazione con Putin e i suoi sodali. In altre parole, un soggetto terzo o presunto tale, il quale si arroga la responsabilità di fare da mediatore tra due contendenti in conflitto, annuncia di avere una proposta per terminare quest’ultimo realizzata in collaborazione con quello che tra essi ha la grave colpa di averlo iniziato…
Lo so, è talmente ridicolo da risultare complicato anche da scrivere.
Ciò mi ha spinto a stilare una sintetica cronistoria dei principali “piani di pace” del passato, dalle due guerre mondiali a oggi.
Ok, cominciamo.
Nell'autunno del 1917 l'esercito tedesco era sull'orlo del collasso e la Germania stessa era in subbuglio dal punto di vista politico. Rendendosi conto che la guerra era persa, i tedeschi contattarono il presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson e gli chiesero di mediare tra le parti in conflitto per arrivare a un cessate il fuoco con le potenze alleate. Il piano di pace di Wilson, suddiviso in quattordici punti, fu proposto per la prima volta nel gennaio 1918 e avrebbe dovuto costituire la base per i negoziati.
Nondimeno, sappiamo tutti che tale cosiddetta pace fu soltanto una parentesi tra ben due guerre mondiali. Difatti, i successivi accordi di mediazione non furono esenti da obiezioni.
Le critiche principali evidenziarono i fallimenti delle varie politiche di pacificazione, come l'Accordo di Monaco, che fu visto come un incoraggiamento per Hitler, e le carenze del Trattato di Versailles, reo di creare risentimento e instabilità. Gli appunti dei detrattori si concentrano sul fallimento di questi piani nel raggiungere una pace duratura e sulle loro conseguenze negative per specifici gruppi o regioni.
Per quanto riguarda la Seconda Guerra mondiale, i principali piani di pace furono l'Accordo di Potsdam (luglio 1945), incentrato sulla smilitarizzazione e la divisione della Germania, e i Trattati di pace di Parigi (febbraio 1947), che posero formalmente fine alla guerra con Italia, Romania, Ungheria, Bulgaria e Finlandia. L'Accordo di Potsdam concordò la divisione della Germania in quattro zone di occupazione, la sua smilitarizzazione e il suo disarmo, mentre i Trattati di pace di Parigi stabilirono aggiustamenti territoriali, riparazioni di guerra e il ritorno delle nazioni sconfitte negli affari internazionali, con la risoluzione definitiva della questione tedesca che avvenne in seguito attraverso accordi separati.
Anche in tal caso, emersero numerose criticità. Riguardo al trattato di Potsdam, furono identificate significative controversie nella divisione postbellica di Germania e Polonia, la mancanza di accordi chiari sulle riparazioni e il deterioramento delle relazioni tra l'Unione Sovietica e gli alleati occidentali, che molti sostengono abbiano contribuito all'inizio della Guerra Fredda. I critici sottolineano inoltre che l'Unione Sovietica abbia approfittato delle incongruenze per rafforzare la propria posizione nell'Europa orientale ed espandere il proprio territorio, spesso a discapito degli accordi concordati.
Per quanto concerne invece gli accordi di pace di Parigi, tra gli errori individuati vi sono la migrazione forzata e lo sfollamento di milioni di persone, l'aggravarsi dei problemi economici nelle nazioni vinte e l'incapacità di affrontare questioni di fondo come il nazionalismo, che ha portato a una continua instabilità. Inoltre, gli aggiustamenti territoriali previsti dai suddetti trattati e le riparazioni imposte risultarono in seguito molto discussi e causarono risentimenti e difficoltà a lungo termine. Che peraltro si fanno sentire ancora oggi a distanza di quasi un secolo.
La Guerra di Corea (1950-’53) non si concluse con un vero e proprio trattato di pace, ma con un armistizio. Si istituì il cessate il fuoco e fu stabilita la Zona Demilitarizzata come area cuscinetto tra la Corea del Nord e quella del Sud.
L’assenza di un trattato di pace formale è difatti indicata tra le cause per cui le due Coree tecnicamente restarono in guerra e ancora oggi hanno relazioni tese e fragili.
Il trattato di pace per la Guerra del Vietnam (1950-’75) fu l'Accordo di Pace di Parigi, firmato il 27 gennaio 1973 dagli Stati Uniti, dal Vietnam del Nord, dal Vietnam del Sud e dal Governo Rivoluzionario Provvisorio. L'accordo mirava a porre fine al conflitto prevedendo un cessate il fuoco, il ritiro delle truppe statunitensi, il ritorno dei prigionieri e l'eventuale riunificazione del Vietnam attraverso mezzi politici.
Tuttavia, ennesimo fallimento, gli accordi non riuscirono a portare una pace duratura poiché i combattimenti continuarono e il Vietnam del Nord alla fine invase quello del Sud nel 1975.
Anche il conflitto tra Iran e Iraq (1980-’88) non fu degno di un vero e proprio piano di pace. La guerra fu interrotta con un cessate il fuoco mediato dalle Nazioni Unite, seguito da un accordo formale il 16 agosto 1990, che normalizzò le relazioni e pose fine del tutto al conflitto.
Le critiche in questo caso si concentrarono sulla sua tempistica, sul costo in vite umane e sulla mancanza di una vittoria decisiva percepita da entrambe le parti, con alcuni che criticarono l'Iran per aver prolungato inutilmente la guerra dopo che una potenziale pace era stata possibile nel 1982. I detrattori sostengono anche che il conflitto si sia concluso senza significativi guadagni territoriali o riparazioni per entrambe le nazioni, nonostante otto anni di guerra devastante, che hanno portato a un immenso numero di vittime e difficoltà economiche sia per l'Iran che per l'Iraq.
Nessun trattato di pace neppure per la prima Guerra del Golfo (1990-’91).
La fine del conflitto fu segnata da diverse risoluzioni ONU e da un armistizio. Il processo iniziò con l'accettazione da parte dell'Iraq delle decisioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, tra cui il cessate il fuoco il 28 febbraio 1991, e culminò con la firma di un armistizio l'11 aprile del 1991. Tra i termini chiave figuravano il riconoscimento da parte dell'Iraq della sovranità del Kuwait, l'impegno a distruggere le sue presunte “armi di distruzione di massa” e il pagamento delle riparazioni di guerra.
Gli aspetti controversi in tal caso furono moltissimi, oltre a quelli relativi alle motivazioni della guerra in sé. Le critiche principali furono rivolte alle risoluzioni delle Nazioni Unite, le quali determinarono la delega del potere militare alla coalizione guidata dagli Stati Uniti, che alcuni sostengono abbia violato i principi della Carta delle Nazioni Unite, minando l'autorità del Consiglio di Sicurezza e creando un precedente discutibile.
Altre critiche sottolinearono l'eccessiva aggressività delle risoluzioni, l'insufficiente ricerca di soluzioni pacifiche e le conseguenti sanzioni, che hanno causato gravi danni umanitari alla popolazione irachena.
Tra i vari conflitti che hanno dilaniato l’ormai ex Jugoslavia, mi limito a citare il trattato con cui fu sancita la fine della Guerra del Kosovo, ovvero l'Accordo di Kumanovo firmato il 9 giugno 1999, che imponeva il ritiro delle forze jugoslave dal territorio conteso, e dalla Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che istituiva un Kosovo amministrato dalle Nazioni Unite con sostanziale autonomia pur rimanendo all'interno della Jugoslavia.
Ci furono forti critiche anche al suddetto accordo. I rilievi furono fatti in relazione alla sua mancata piena attuazione, in particolare per quanto riguarda la protezione delle minoranze, il disarmo dell'UCK (Esercito di Liberazione del Kosovo) e il ritorno degli sfollati. I critici sostengono che si sia trattato di una tregua tecnica che ha posto fine alla guerra, ma non ha stabilito una pace duratura, priva di disposizioni per la stabilità a lungo termine, la riconciliazione e lo status politico definitivo del Kosovo. Alcuni inoltre ritengono che l'accordo sia stato il risultato di pressioni e di un'applicazione selettiva dei suoi termini, piuttosto che di una risoluzione di principio.
Di recente, l'Accordo di Ohrid del 2023 è stato siglato con lo scopo di normalizzare le relazioni tra Kosovo e Serbia, prevedendo il riconoscimento reciproco dell'indipendenza e dei simboli, sebbene quest'ultimo sia ancora oggetto di contesa.
Riguardo al millennio in corso, quale corollario al tale lista aggiungo il modo a dir poco discutibile con cui si è conclusa la cosiddetta seconda Guerra del Golfo, la Guerra d’Iraq (2003-’11).
Non esiste alcun "trattato di pace" che abbia posto fine al conflitto, mentre il ritiro delle forze statunitensi – gli invasori, ricordiamolo, è stato regolato dall'Accordo sullo Status delle Forze del 2008, che ha fissato il 31 dicembre 2011 come data entro la quale tutte le truppe combattenti statunitensi avrebbero dovuto lasciare l'Iraq. In precedenza, gli Stati Uniti avevano anche firmato l'Accordo Quadro Strategico e l'Accordo di Sicurezza con l'Iraq nel dicembre 2008, che formalizzavano la futura cooperazione ma non ponevano fine al conflitto.
Come si evince da questo elenco, la nefasta pratica che prevede l’interpretazione del ruolo di mediatore (ovvero per definizione super partes) da parte del responsabile principale dell’inizio del conflitto e, soprattutto, del soggetto che ha proprio per questa ragione intenzione di giovare dei frutti della sua azione criminale, viene da molto lontano. E non ho neppure menzionato il famigerato piano di pace per Gaza…