La Storia non cambia finché

Storie e Notizie N. 2298


Washington, afghano spara vicino alla Casa Bianca: gravi due militari. Trump dà la colpa a Biden
Spari vicino alla Casa bianca: un afghano arruolato dagli Usa
Afghano arrestato dopo la sparatoria vicino alla Casa Bianca
E simili

Ecco servita, di nuovo, la Storia.
O meglio, giacché più mi si addice, la medesima con l’iniziale minore. Necessariamente modesta.
La storia, già.
Ma prima il fatto, a dispetto della narrazione: un uomo, un nostro simile quindi, spara e colpisce altri esseri umani. Li ferisce gravemente. E come capita talvolta, qualcuno di loro muore.
È una triste quanto inaccettabile tragedia. Lo è sempre in tali casi, soprattutto perché è il frutto del male che noialtri arrechiamo a noi stessi.
Ciò malgrado, ormai per la maggior parte della mia vita, assisto con amarezza al diffondersi immediatamente della stessa storia.
Secondo uno studio delle Nazioni Unite relativo all’anno 2021, il mondo ha registrato circa 458.000 omicidi, con una media di 52 all'ora, ovvero circa 1.248 al giorno.
Gli Stati Uniti hanno registrato, sempre nel 2021, il tasso regionale di omicidi pro capite più alto, con 154.000 persone uccise.
Ciò malgrado, come capita da decenni, a dispetto dell’inopinabile realtà dei numeri, nel racconto che è stato diffuso tra ieri e oggi, a uccidere non è stato semplicemente un essere umano. Trattasi di dato non rilevante. Non vende altrettanto. Non impressiona più da tempo. E soprattutto, sposterebbe la discussione su temi che non conviene affrontare. Come per esempio la diffusione delle armi, le leggi che ne regolano l’acquisto e il possesso, oppure la violenza, il disagio, l’odio e coloro che li alimentano incessantemente per profitto.
Il dettaglio di quell’uomo che si è macchiato di un crimine orrendo, del quale con assoluta priorità vanno informati i lettori e gli ascoltatori, in altre parole gli elettori e più che mai i consumatori, è la sua nazionalità.
Il cattivo della storia è marocchino, tunisino, arabo, eccetera, possibilmente musulmano e auspicabilmente con la pelle abbastanza scura da rientrare nella tonalità dell’incubo moderno, ed ecco che la trama è pronta per essere servita.
Stavolta si tratta di un cittadino afghano.
Poi, una volta sferrata la controffensiva all’aggressione di un sol uomo a una presunta intera civiltà che si crede bianca e protetta da un unico quanto inviolabile corredo di tradizioni e culture, gli sceneggiatori di tale ormai atavico copione lasciano lo spazio a coloro che ne devono raccogliere i frutti.
Si legga pure come più la facile e disumana catena razzista che esista: afghano vuol dire straniero, straniero vuol dire "migrante", e allora… che paghino tutti per uno.
Via libera a ulteriori strette sugli ingressi, a nuove espulsioni sommarie e ad altre limitazioni dei già pochissimi diritti civili e persino umani concessi a costoro. Per non parlare del consequenziale incremento di quella medesima violenza e di quello stesso odio di cui invece dovremmo parlare, in tal caso nei confronti di milioni di persone innocenti fino a prova contraria. Ma questo non rientra nella suddetta storia, bensì nella sopra citata indiscutibile realtà dei numeri.
Erano i primi anni Novanta quando ho iniziato a osservare sui quotidiani e ad ascoltare per bocca dei narratori dei telegiornali il diffondersi di racconti come questo. In seguito ho scoperto che arriva da ben più lontano.
La storia, a quanto pare, non cambia. Ma se le storie con l’iniziale trascurabile che ci raccontiamo a vicenda resteranno immutate a prescindere da ciò che effettivamente accade là fuori, qualora ciò si ripeterà in misura eccezionale per un tempo prolungato, lo stesso succederà con la Storia di tutti.
Ecco perché la Storia non cambia finché
Finché non cambierà chi la racconta, ma soprattutto chi la ascolta.
Loro, io e te, noi, voi...

Iscriviti per ricevere la Newsletter per Email