Storie di guerra: Non in mio nome a Roma per Parigi

Storie e Notizie N. 1291

Domani ci sarà una manifestazione a Roma.
Leggo che “l'obiettivo è quello di condannare con forza la recente strage di Parigi, esprimendo il più profondo sentimento di vicinanza al popolo francese”.

Non in mio nome, not in my name.
Se oggi fossi credente, lo penserei.
Forse lo sussurrerei.
Magari lo direi anche.
Di sicuro lo esclamerei se fossi di qualsivoglia fede, innanzi a coloro che usino quest'ultima per diffondere sfiducia, il proprio dio per vederlo azzannare quello altrui, i propri idoli per crocifiggere il presunto avversario.

Not in my name, non in mio nome.
Lo griderei a squarciagola ascoltando quelli che, come avvoltoi con il becco sempre puntato nelle zone più indifese della terra, non mancano di gettarsi a sbranare la temibile fiera disegnata dai signori della notizia.
E mai sazi, son pronti ad azzannare qualunque preda che in qualche modo possa essere tirata in ballo.
Nel piatto.

Non in mio nome, not in my name.
Potrei addirittura inciderlo sulla mia fronte e di tutti coloro che puntualmente vengono assimilati alla tranquillizzante maschera del nemico che stiamo giorno dopo giorno rendendo sempre più grande.
Poi il dì seguente me ne pentirei, perché sarebbe la prova anche del mio cedimento, come se la forza della paura risiedesse tanto nell’ottusità del pavido quanto nella debolezza del perseguitato.

Not in my name, non in mio nome.
Scriverei all’ingresso della mia coscienza, illuminata dal ricordo di ogni singolo tempo della danza chiamata guerra.
La guerra che c’era ma non ti toccava personalmente e quella che ci sarà anche domani, che continuerà a riguardarti, anche se non distingui il vento dell’esplosione dalla solita brezza del mattino.
La guerra che ha portato alla guerra e quella che avrebbe dovuto evitarla.
Le guerre, tutte, che non hanno alcuna fretta. E con ferina calma costruiscono lentamente, nel cuore di chi resta, l’illusoria miccia che mai ripagherà il debito.
La guerra peggiore.
L’abitudine alla guerra.

Non in mio nome, not in my name.
Dovrei pensare, sussurrare e con tutto il fiato a disposizione.
Urlare.
Di fronte all’incalcolabile numero di violenze perpetrate ieri, ora e domani, che ci ostiniamo a confinare nella scatola della vergogna.
Quella dove son scritti i nomi di tutti, tranne il nostro.

Not in my name, non in mio nome.
Sempre e in ogni caso.
Se fossi un essere umano…

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