Berlusconi ineleggibile legge spiegato a mio figlio
Storie e Notizie N. 933
“Papà”, chiede Paolo, come sempre seduto ai piedi del divano intento a disegnare, “cosa vuol dire ineleggibile?”
“Ineleggibile vuol dire non eleggibile,” risponde speranzoso di essersela cavata così.
“E cosa vuol dire eleggibile?” domanda il piccolo.
Il padre si rende finalmente conto che la cosa sarà lunga, si tira su le maniche e si accinge a dare il meglio di sé: “Eleggibile significa che può essere eletto, che ne ha i requisiti. In particolare, la parola che hai sentito riguardava uno dei nostri politici, di cui abbiamo già parlato in passato.”
“Quindi ineleggibile, che vuol dire non eleggibile, significa che non può essere eletto?”
“Esatto.”
“E perché ne parlava il telegiornale?”
“Perché si discute dell’ineleggibilità di quel politico di cui, come ti ho detto, abbiamo già parlato.”
Paolo rimane pensieroso per un breve ma significativo istante e, proprio laddove Mario inizia a credere di aver concluso per oggi, l’interrogatorio ricomincia: “Papà?”
“Dimmi, caro.”
“Non sarebbe meglio decidere se un politico sia eleggibile, prima che ineleggibile?”
“Vuoi spiegarti meglio?” ribatte Mario, incredulo a trovarsi lui a fare una domanda del genere al figlio.
“Ho capito, ma quali dovrebbero essere i requisiti? Come dovrebbe essere questo politico, per te?”
“Una persona di cui tutti si fidano, una persona onesta, intelligente, uno forte, coraggioso e bravo, insomma. Come l’uomo ragno. Come te, papà.”
Mario si commuove, ma riesce comunque a mostrare il proprio apprezzamento: “Grazie, Paolo.”
“Di niente, papà. Lo vedi che non serve parlare di questa ineleggibilità?”
“Perché?”
“Perché se si eleggono solo quelli che possono essere eletti, le persone brave, oneste, intelligenti e coraggiose, poi non c’è bisogno di discutere se siano ineleggibili o meno.”