Nato senza gambe e un braccio: ma che braccio

Storie e Notizie N. 940

E’ nato all’ospedale San Donato, ad Arezzo, ed è stato abbandonato dai genitori due mesi fa.
Non ha le gambe e ha un solo braccio.

Aggiornamento: questo racconto è contenuto nel libro Roba da bambini, (Tempesta Editore - 2014)

Mi chiamo Francesco e sono nato senza genitori.
Ovvero, questi ultimi sono privi di me.
Diciamo le cose come stanno, serve sempre, credo.
Per me loro sarebbero andati bene, mi sarei fidato sulla carta.
D’altra parte, cos’altro possiamo fare, noi che siamo all’inizio del viaggio?
Ci prendiamo quello che troviamo.
Mamma e papà, nazionalità e lingua, religione e soprattutto il corpo.
Ecco, il corpo.
Già quando dico corpo, sapete dove voglio andare a parare.
Basta guardarmi.
Anzi, che dico, ammirarmi.
Sì, lo so, non è merito mio, è la natura che decide, il caso o le divinità che preferite.
Quel che conta è che ciò che ho mi sia stato donato ad occhi chiusi e sta a me fare di tutto per renderlo straordinario.
O condannarlo alla banalità più assoluta.
Senza di vie di mezzo.
Perché, credetemi sulla parola, checché ne dicano i mediatori di questo mondo, la vita è un bivio senza alternative.
O si vive davvero, oppure ci si condanna ad una lenta e prematura morte.
Il resto è solo confusione, fumo nella mente, nebbia nei sogni.
Guardate gli animali, baciati dalla sorte nella loro semplicità.
Avete mai osservato una formica sprecare un solo secondo della sua esistenza?
Avete mai guardato un gabbiano volare senza un valido motivo?
Avete mai incontrato un cane che non fosse felice di liberarsi del guinzaglio?
Io non sono un animale, sono uno di voi e sono deciso a rendere quel che ho unico.
Cosa?
Sono un ingenuo?
Sono troppo piccolo per capire?
Come dite? Tutte e due le gambe e un braccio mancanti?
Mah, eppure avevo premesso che avrei cercato di dire le cose come stanno.
Amci miei, l’aggettivo mancanti si riferisce a quello che esiste e un attimo dopo non c’è più.
Senza gambe e un braccio io ci sono nato, come senza genitori.
Ragion per cui la mia forza, le mie emozioni, i miei desideri nuotano nel mare che ho a disposizione.
Ho un solo braccio, ma che braccio.
Non sapete quante meraviglie si possano fare con un braccio.
Posso scrivere storie, più lentamente, forse, ma non per questo meno degne di esser lette.
Con un braccio posso accarezzarvi quando siete tristi e attraverso quel contatto contagiarvi con la mia gioia di vivere.
Con un braccio posso abbracciarvi solo da una parte, è vero, ma per me vale doppio.
Per salutarvi basta solo una mano di quel medesimo braccio e altrettanto per spedirvi un bacio.
Ma posso stringervi la vostra, di mano, se ho osato troppo.
Con un braccio posso dipingere, scolpire e ballare.
Certo, ballare.
L’ha detto l’infermiera che ho le dita da ballerino.
Sarò il primo danzatore sui polpastrelli.
E se tutto non ciò non bastasse, be’, me ne farò una ragione.
Perché mi chiamo Francesco e sono nato senza gambe e con un solo braccio.
Ma che braccio...