Io faccio strada

Storie e Notizie N. 1541

Jalandhar Nayak e la sua famiglia sono gli unici residenti del remoto villaggio di Gumsahi nell'India orientale. Due anni fa ha preso scalpello, zappa da giardino, un piccone e ha iniziato a scavare. Col tempo, è riuscito a realizzare una strada di otto chilometri attraverso l’impervio terreno collinare per aiutare i suoi figli a raggiungere la scuola…

Io faccio strada.
Sono padre ed è questo il mio lavoro.
In quanto tale, non posso limitarmi a sollevare con presunta autorevolezza il braccio e con la mano tesa puntare il dito verso l’orizzonte.
Perché la meta già scritta e conquistata è roba vecchia.
E perché sarebbe troppo facile che i viaggiatori ansiosi alle spalle si limitassero a seguir le orme ormai usurate.
Oserei dire inutile.
Le cime che mancano di bandierine e memoria son fatte di sogni e speranze non ancora pronunciate.
E se non c’è l’inizio della via, come la fine, il futuro sentiero aspetta avidamente matita e coraggio.Aspetta me.
Ecco perché io faccio strada.
Sono umano ed è questo il mio compito migliore.
Come tale, non potrei mai ritener sufficiente alzar la voce, per sgridare con ugola isterica e un'occhiata posticciamente minacciosa il camminator ribelle.
Perché il bisogno di percorsi alternativi verso il domani è roba scontata, che per primo dovrei aspettarmi.
Giammai per ultimo.
E perché sarebbe imperdonabile che le giovani fiamme che tanto bruciano gli occhi agli sguardi precocemente invecchiati rinunciassero al prezioso ardore di cui ci fanno dono.
Diciamo pure un vero delitto.
I traguardi indispensabili nascono da formidabili intuizioni palesatesi troppo presto.
E se non v’è ricetta e neppure la carta sui cui scriverla, l’immaginazione che la crea ha bisogno di aiuto.
Ha bisogno di me.
Di me e di ciò che sono stato.
Uno tra coloro che ha camminato perché ha trovato terra sotto i piedi.
E che si è emozionato grazie a tragitti che valgono il prezzo più dell’arrivo stesso.
Uno dei molti che hanno potuto godere di un gratuito e silenzioso sacrificio.
Qualcuno che ha toccato con mano un giorno quel che il dì precedente era leggero come l’aria.
Perché qualcun altro, prima di lui, dove prima c’era il vuoto ha visto una linea tra due punti così diversi e lontani da sembrar destinati a rimaner solo tali.
Per poi tirar su le maniche e scavare, senza risparmio alcuno.
Perciò, oggi e domani.
Con gratitudine e amore per la pagina che segue.
Farò strada.