Dove c’è nulla
Storie e Notizie N. 1576
Dove c’è nulla.
Dove c’è il nulla, Wesal Sheikh Khalil è morta a quattordici anni.
È stata una delle oltre 60 vittime a Gaza lo scorso lunedì mentre cecchini israeliani hanno sparato su decine di migliaia di manifestanti lungo la recinzione perimetrale.
Dove c’è ancora adesso, il nulla, una giovane ragazza aveva già fatto piani per il suo funerale: “Se dovessero spararmi durante le proteste al confine, mamma, seppelliscimi nel punto esatto in cui morirò, o magari, accanto alla tomba di nonno.”
Perché dove c’è nulla, Wesal pensava che la morte fosse meglio di questa vita, è l’orrenda conclusione a cui è giunta sua madre il giorno seguente alla scomparsa della figlia più piccola.
Questo accade dove c’è e persevera il niente, già.
Poiché laddove ci sia solo, il nulla, con una facilità inaudita potresti regalare amore.
Quasi quanto quella che ti permette di vendere odio e rancore, mascherandoli per il precedente.
Difatti, il potere del niente nelle mani degli altri è immenso.
Tutti possono scrivere del nulla, tanto nessuno reclamerà diritti.
Si può mentire senza ritegno, sul niente, tanto nessuno capirà l’errore.
Chiunque può approfittarsi di quello stesso nulla, poiché non c’è reato e né pena per questo.
Eppure, dal niente si può venire alla luce, per poi crescere con l’illusione di esser figli di quest’ultima, oltre che della carne, composti della medesima capacità di arrivare ovunque con la velocità che le speranze meritano.
Tutto, fuorché il nulla.
Davvero tutto, salvo assistere all’innalzarsi di barriere dettate da una logica che solo la follia può partorire, e nel medesimo istante vedere i confini della propria anima dissolversi, per divenire una cosa sola con la propria ombra.
Perché dove c’è nulla, nessuno deve aspirare ad altro.
Giacché c’è un piano, per il niente.
C’è sempre stato e sempre ci sarà.
In breve, convincere i suoi abitanti di non esistere sul serio.
Nel contempo, quale monotono e incessante refrain da trasmettere agli apparentemente inermi spettatori, non è accaduto nulla, ovvero tutto, finché le negazioni si annienteranno a vicenda e si perderà definitivamente il filo che conduce all’uscita di questo diabolico labirinto in cui abbiamo nascosto vita e verità.
È faticoso e quanto mai dispendioso mettere su siffatto, farsesco quanto tragico gioco di carte, geografiche o bollate che siano.
Ci vogliono sponsor importanti, coreografie suggestive al limite dell’ipnotico e sceneggiatori dallo stomaco forte e dalla penna supportata dai critici di regime.
Affinché chi osi ergersi a difesa del niente, possa venire accusato di tutto, le regole devono esser scritte con parole semplici e, specialmente, imposte con maniacale assiduità al punto da sembrare ragionevoli financo alla mente più dubbiosa.
Dove c’è il nulla, è inutile che guardi.
Dove c’è il nulla, andare è superfluo.
Dove c’è il nulla, nessuno vive.
E tutti non devono far altro che morire...
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Leggi anche il racconto: Quando mio figlio ha aperto gli occhi
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Dove c’è nulla.
Dove c’è il nulla, Wesal Sheikh Khalil è morta a quattordici anni.
È stata una delle oltre 60 vittime a Gaza lo scorso lunedì mentre cecchini israeliani hanno sparato su decine di migliaia di manifestanti lungo la recinzione perimetrale.
Dove c’è ancora adesso, il nulla, una giovane ragazza aveva già fatto piani per il suo funerale: “Se dovessero spararmi durante le proteste al confine, mamma, seppelliscimi nel punto esatto in cui morirò, o magari, accanto alla tomba di nonno.”
Questo accade dove c’è e persevera il niente, già.
Poiché laddove ci sia solo, il nulla, con una facilità inaudita potresti regalare amore.
Quasi quanto quella che ti permette di vendere odio e rancore, mascherandoli per il precedente.
Difatti, il potere del niente nelle mani degli altri è immenso.
Tutti possono scrivere del nulla, tanto nessuno reclamerà diritti.
Si può mentire senza ritegno, sul niente, tanto nessuno capirà l’errore.
Chiunque può approfittarsi di quello stesso nulla, poiché non c’è reato e né pena per questo.
Eppure, dal niente si può venire alla luce, per poi crescere con l’illusione di esser figli di quest’ultima, oltre che della carne, composti della medesima capacità di arrivare ovunque con la velocità che le speranze meritano.
Tutto, fuorché il nulla.
Davvero tutto, salvo assistere all’innalzarsi di barriere dettate da una logica che solo la follia può partorire, e nel medesimo istante vedere i confini della propria anima dissolversi, per divenire una cosa sola con la propria ombra.
Perché dove c’è nulla, nessuno deve aspirare ad altro.
Giacché c’è un piano, per il niente.
C’è sempre stato e sempre ci sarà.
In breve, convincere i suoi abitanti di non esistere sul serio.
Nel contempo, quale monotono e incessante refrain da trasmettere agli apparentemente inermi spettatori, non è accaduto nulla, ovvero tutto, finché le negazioni si annienteranno a vicenda e si perderà definitivamente il filo che conduce all’uscita di questo diabolico labirinto in cui abbiamo nascosto vita e verità.
È faticoso e quanto mai dispendioso mettere su siffatto, farsesco quanto tragico gioco di carte, geografiche o bollate che siano.
Ci vogliono sponsor importanti, coreografie suggestive al limite dell’ipnotico e sceneggiatori dallo stomaco forte e dalla penna supportata dai critici di regime.
Affinché chi osi ergersi a difesa del niente, possa venire accusato di tutto, le regole devono esser scritte con parole semplici e, specialmente, imposte con maniacale assiduità al punto da sembrare ragionevoli financo alla mente più dubbiosa.
Dove c’è il nulla, è inutile che guardi.
Dove c’è il nulla, andare è superfluo.
Dove c’è il nulla, nessuno vive.
E tutti non devono far altro che morire...
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