Il treno dei folli
Storie e Notizie N. 1608
Pare che Jair Bolsonaro, il candidato di estrema destra alle attuali elezioni aspramente contestate in Brasile, sia stato accusato di beneficiare della fabbricazione a livello industriale e criminale di fake news.
Storia già vista ovunque, in questi ultimi anni, con il nostro mondo lanciato a velocità inusitata su binari privi di senso...
C’è un treno.
Non c’era.
Il tempo è ora.
E non una volta.
Tante, troppe, ovunque, anche adesso.
Accanto a te.
Sul treno, c'è gente.
O, forse, dovrei dire popolo.
Che piace, la parola è gradita, non la specie, leggi pure distrattamente come umana, poiché comporta roba a cui e, soprattutto, di cui dover rispondere.
Tra la gente, ovvero il popolo, ci sono due.
Seduti vicini, fermi, ignari, persi dentro se stessi.
In altre parole, il senso dell’uno tra i molti in viaggio.
Su questo sciagurato treno.
“Scusi”, fa uno dei nostri. “Ma lei non è...”
“Chi?” replica l’altro, come se non fosse uso a siffatta scena.
“Lui, quello...”
“Ah, quello.”
“Ebbene?”
“Ebbene cosa?”
“È lei, quello?”
“Sì.”
Ritorna il silenzio tra loro, il nulla della normalità, o l’abitudine al niente, che non so cosa sia peggio.
Solo un attimo, però, perché il primo ritorna alla carica, facendo mente locale sull’essenziale.
“Io l’ho votata, sa?”
“Bravo.”
“Sì, bravo. Ma, prima di essere eletto, lei non aveva promesso che avrebbe fatto arrivare i treni in orario? Ho aspettato un’ora a gelarmi il didietro sulla banchina...”
“Non l’ho mai detto, l’ha scritto su Facebook il mio portavoce, un deficiente, l’ho già licenziato.”
“Ah, capisco.”
Altra pausa, meno breve della precedente.
“Ma lei non aveva anche scritto un cinguettio in cui diceva che avrebbe fatto abbassare il prezzo del biglietto? È addirittura raddoppiato, invece...”
“Non sono stato io, ma mia suocera, è lei che gestiva il mio profilo Twitter. Ma non si preoccupi, me ne sono liberato.”
“L’ha uccisa?!”
“No, cosa va a pensare? Da quando sono stato eletto mia moglie mi ha lasciato. Sa, le corna adesso sarebbero troppo visibili per entrambi, e allora...”
“Ah, certo.”
Pochi secondi e il tizio insiste.
“Adesso che mi ricordo… lei ha anche fatto una diretta streaming in cui ha dichiarato che avrebbe fatto acquistare vagoni nuovi di zecca. Solo che qui cade tutto a pezzi ed è un porcile...”
“Oh”, si lamenta l’altro, “il virus...”
“Si sente male?”
“Mai stato meglio. Mi riferivo al virus informatico con cui mi hanno infettato quelli del PiDi.”
“Maledetti comunisti...”
“No... ma che ha capito? Che poi, quelli non sono mai stati comunisti. Intendevo i Pirati Democratici, che mandano virus a tutti. Non fanno mica distinzione, sa?”
“Quindi non era lei nel video, ma il virus.”
“Esatto.”
Ennesimo intervallo e l’elettore deluso tenta l’ultima rivendicazione.
“Scusi, ma lei, e dico proprio lei, non ha scritto un post sul suo blog, ripeto, il suo sito personale, nel quale disse che non si sarebbe alleato con i ladri e la vecchia politica fannullona, che avrebbe tolto i partiti dalla TV di stato e ci avrebbe messo gente pulita e preparata, e che i cittadini avrebbero avuto un'amministrazione abile e trasparente? Invece, una volta ottenuta la poltrona, si è messo con i più loschi della banda, a capo della televisione ci manda i caccia balle e il governo pare un’accozzaglia di incompetenti allo sbaraglio che non fanno altro che contraddirsi a vicenda…”
“Guardi, voglio essere sincero, con lei. Io sono e sarò sempre a sua disposizione, sono una persona semplice, un cittadino normale, come lei, ed è giusto che lei sappia la verità. Posso davvero confidarmi?”
“Certo, deve, mi dica pure.”
“Alieni.”
“Che?”
“Quel post che ha letto è stato manipolato da forze extraterrestri che, insieme alla CIA, i migranti di Riace e le lobby omosessuali delle organizzazioni non governative buoniste e anti italiane, vogliono fermare il movimento del cambiamento.”
“Sono stati gli alieni, quindi.”
“Proprio così.”
“Scusi...”
“Prego?”
“Ma mi sta prendendo per il culo?”
“Certamente, ma in realtà non vorrei proprio, sono posseduto dagli elfi del Madagascar, che grazie all’anello del potere clandestino vogliono cancellare la nostra identità nazionale...”
E avanti così, di stazione in stazione.
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Leggi anche il racconto: Badante
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Leggi altre storie per riflettere
Ascoltami cantare con la band
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Storia già vista ovunque, in questi ultimi anni, con il nostro mondo lanciato a velocità inusitata su binari privi di senso...
C’è un treno.
Non c’era.
Il tempo è ora.
E non una volta.
Tante, troppe, ovunque, anche adesso.
Accanto a te.
Sul treno, c'è gente.
O, forse, dovrei dire popolo.
Che piace, la parola è gradita, non la specie, leggi pure distrattamente come umana, poiché comporta roba a cui e, soprattutto, di cui dover rispondere.
Tra la gente, ovvero il popolo, ci sono due.
Seduti vicini, fermi, ignari, persi dentro se stessi.
In altre parole, il senso dell’uno tra i molti in viaggio.
Su questo sciagurato treno.
“Chi?” replica l’altro, come se non fosse uso a siffatta scena.
“Lui, quello...”
“Ah, quello.”
“Ebbene?”
“Ebbene cosa?”
“È lei, quello?”
“Sì.”
Ritorna il silenzio tra loro, il nulla della normalità, o l’abitudine al niente, che non so cosa sia peggio.
Solo un attimo, però, perché il primo ritorna alla carica, facendo mente locale sull’essenziale.
“Io l’ho votata, sa?”
“Bravo.”
“Sì, bravo. Ma, prima di essere eletto, lei non aveva promesso che avrebbe fatto arrivare i treni in orario? Ho aspettato un’ora a gelarmi il didietro sulla banchina...”
“Non l’ho mai detto, l’ha scritto su Facebook il mio portavoce, un deficiente, l’ho già licenziato.”
“Ah, capisco.”
Altra pausa, meno breve della precedente.
“Ma lei non aveva anche scritto un cinguettio in cui diceva che avrebbe fatto abbassare il prezzo del biglietto? È addirittura raddoppiato, invece...”
“Non sono stato io, ma mia suocera, è lei che gestiva il mio profilo Twitter. Ma non si preoccupi, me ne sono liberato.”
“L’ha uccisa?!”
“No, cosa va a pensare? Da quando sono stato eletto mia moglie mi ha lasciato. Sa, le corna adesso sarebbero troppo visibili per entrambi, e allora...”
“Ah, certo.”
Pochi secondi e il tizio insiste.
“Adesso che mi ricordo… lei ha anche fatto una diretta streaming in cui ha dichiarato che avrebbe fatto acquistare vagoni nuovi di zecca. Solo che qui cade tutto a pezzi ed è un porcile...”
“Oh”, si lamenta l’altro, “il virus...”
“Si sente male?”
“Mai stato meglio. Mi riferivo al virus informatico con cui mi hanno infettato quelli del PiDi.”
“Maledetti comunisti...”
“No... ma che ha capito? Che poi, quelli non sono mai stati comunisti. Intendevo i Pirati Democratici, che mandano virus a tutti. Non fanno mica distinzione, sa?”
“Quindi non era lei nel video, ma il virus.”
“Esatto.”
Ennesimo intervallo e l’elettore deluso tenta l’ultima rivendicazione.
“Scusi, ma lei, e dico proprio lei, non ha scritto un post sul suo blog, ripeto, il suo sito personale, nel quale disse che non si sarebbe alleato con i ladri e la vecchia politica fannullona, che avrebbe tolto i partiti dalla TV di stato e ci avrebbe messo gente pulita e preparata, e che i cittadini avrebbero avuto un'amministrazione abile e trasparente? Invece, una volta ottenuta la poltrona, si è messo con i più loschi della banda, a capo della televisione ci manda i caccia balle e il governo pare un’accozzaglia di incompetenti allo sbaraglio che non fanno altro che contraddirsi a vicenda…”
“Guardi, voglio essere sincero, con lei. Io sono e sarò sempre a sua disposizione, sono una persona semplice, un cittadino normale, come lei, ed è giusto che lei sappia la verità. Posso davvero confidarmi?”
“Certo, deve, mi dica pure.”
“Alieni.”
“Che?”
“Quel post che ha letto è stato manipolato da forze extraterrestri che, insieme alla CIA, i migranti di Riace e le lobby omosessuali delle organizzazioni non governative buoniste e anti italiane, vogliono fermare il movimento del cambiamento.”
“Sono stati gli alieni, quindi.”
“Proprio così.”
“Scusi...”
“Prego?”
“Ma mi sta prendendo per il culo?”
“Certamente, ma in realtà non vorrei proprio, sono posseduto dagli elfi del Madagascar, che grazie all’anello del potere clandestino vogliono cancellare la nostra identità nazionale...”
E avanti così, di stazione in stazione.
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