Silvia Romano e Massimo Gramellini

Storie e Notizie N. 1619
  
Ma sì.
Scriviamola anche questa come una storia.
Perché questa, a mio modesto parere, è l’ennesima metafora del nostro paese.
La Storia, quindi, che ci riguarda tutti.
Sempre a mio umile avviso, lo ripeto.
C’erano una volta Silvia Romano e Massimo Gramellini.
Non conosco la prima e ne ho appreso l’esistenza soltanto in seguito alla tragica notizia che la riguarda.
Ecco, questo dovrebbe essere il doveroso incipit per la stragrande maggioranza delle persone.
Non la conosco e ne ho appresa l’esistenza soltanto in seguito alla tragica notizia che la riguarda.
Naturalmente, tra coloro che volessero esprimere un’opinione, se proprio devono, ecco.
Perché ciò che sappiamo per certo, ovvero con un livello di affidabilità soddisfacente, è ben poco.Sappiamo che il rapimento ha avuto luogo circa alle sette a Chakama, nel sud del Kenya. La ragazza era da quelle parti come volontaria di Africa Milele, una ONLUS marchigiana, e da tempo si occupa di progetti nella zona.
Non si hanno ancora informazioni sicure sulle ragioni del sequestro. Quindi, ufficialmente, non c’è neppure la richiesta di un riscatto.
Al contempo, un’infinità di cose ignoriamo.
Non abbiamo idea del perché abbia scelto di andare come volontaria in Africa.
Non sappiamo quali siano le sue motivazioni personali.
Non conosciamo i suoi ideali.
Non possiamo pretendere di capire, soltanto leggendo quattro righe su internet, perché una giovane ragazza lasci il suo paese per lavorare in un luogo così diverso da dove è cresciuta, mettendo a rischio se stessa e i privilegi dovuti alla sua terra d’origine.
Non sappiamo se abbia mai dubitato della scelta fatta.
E, nel caso, ignoriamo cosa l’abbia convinta ancor di più a tenere fede alla propria difficile decisione.
Non sappiamo cosa speri di realizzare con il suo lavoro.
Non conosciamo i suoi obiettivi a breve, medio e lungo termine.
Non siamo in grado di vedere, da così lontano e con così poca conoscenza della persona, cosa abbia effettivamente scritto sul proprio orizzonte.
Inoltre, non sappiamo cosa stia provando in questo momento.
Cosa le stia passando per la testa.
In ultima analisi, fa davvero male dirlo, non sappiamo se sia ancora viva o meno.
Eppure, tutto ciò non impedisce a Massimo Gramellini di riempire la nota pagina che lo ospita.
Non conosco il giornalista, come ignoro l’uomo, è la mia altrettanto doverosa premessa.
Tuttavia, se all’interno del medesimo ragionamento dichiara di essere d’accordo con chi sostenga che la giovane cooperante milanese rapita in Kenya da una banda di somali avrebbe potuto soddisfare le sue smanie d’altruismo in qualche mensa nostrana della Caritas, invece di andare a rischiare la pelle in un villaggio sperduto nel cuore della foresta, e che la sua scelta avventata rischia di costare ai contribuenti italiani un corposo riscatto, e subito dopo afferma di non riuscire ad accettare gli attacchi feroci a qualcuno che si trova nelle grinfie dei banditi, non fa altro che rappresentare la moderna modalità di comunicare il proprio pensiero, che peraltro ha portato al governo - non solo del nostro paese - un’accozzaglia di volgari furbacchioni, venditori di chiacchiere e manipolatori verbali.
Inoltre, all’indomani Gramellini può riscrivere il proprio concetto quanto vuole, ma è inutile, poiché è perfettamente chiaro: egli è d’accordo con i cialtroni e gli ignoranti che commentano in rete senza sapere quasi nulla di ciò di cui parlano, perché è esattamente ciò che ha fatto lui con la vita di Silvia Romano giammai nella premessa, ma proprio in quel che aggiunge dopo.
Nessuno di noi può sapere se l’energia che ha spinto Silvia ad andare in Africa, come ha scritto la nota penna del Corriere, sia ingenua, un po’ folle, per abbracciare il mondo fino a illudersi di poterlo cambiare.
D'altra parte, per quanto mi riguarda, ho l'assoluta fiducia che in questo preciso momento un numero incalcolabile quanto invisibile di giovani ragazze e ragazzi questa società la stanno cambiando per davvero, là fuori, in Italia e all’estero, mostrando notevole maturità e lucidità, altro che ingenui.
Gli illusi sono quelli che credono di aver già capito tutto della vita propria e quella altrui.
Ebbene, eccola la metafora di questo nostro povero paese.
Da un lato l’Italia di Gramellini, della gente che ogni giorno vomita sul bianco della carta o dello schermo ogni cosa gli passi per la testa, su tutto e tutti, dimenticando se non il valore del silenzio, perlomeno quello della comprensione delle cose. L’Italia dei discorsi che si contraddicono da soli, ma tu, intanto clicca.
Dall’altro, per nostra fortuna, c’è ancora l’Italia di Silvia Romano.
Che il cielo, o chi per lui, l’aiuti a tornare sana e salva ai suoi sogni e ai suoi progetti, oltre che dai suoi cari.
Perché abbiamo tutti, qui come in Africa, un disperato bisogno di persone come lei.


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