Chi volete libero?


Storie e Notizie N. 1656

Immagina una piazza.
Un luogo contraddistinto da un pavimento appesantito nel tempo da passi che marciano o indifferentemente sostano.
Uno spazio, malgrado tutto, intriso di bellezza e cultura, tradizioni e folclore, ma al contempo pervaso da una quasi congenita inclinazione a veder tali doni, peraltro solo ereditati, come qualcosa da nascondere e sotterrare a costo di contribuire al loro deperimento, invece di considerare le innumerevoli possibilità di arricchimento tramite ciò che ci venga regalato da lontano.
Adesso figurati con me le persone, i cittadini, o la gente, come si ama dire oggigiorno, succedersi in siffatto luogo nell’arco di un secolo.
Esattamente dal 1919 a oggi.
Cento anni dopo, come è d’abitudine avendo a che fare con il più beffardo dei destini, la storia talvolta si ripete in modo dissimile, ovvero opportunamente camuffato, eppur uguale.
D’altra parte, trattasi di simbolica allegoria ben più antica, dalla quale avremmo dovuto tutti trarne il giusto insegnamento.
Se non altro, ci saremmo risparmiati clamorose sviste e imperdonabili peccati, entrambi compiuti da intere generazioni senza soluzione di continuità.
Ora immagina di trovarci insieme, seppur nel breve susseguirsi di queste parole, tra la folla.
Urlante o muta, ricolma di collera o solo terrorizzata.
Vile grazie all’isolamento dei pochi dotati di reale coraggio e amareggiata a causa della solitudine di questi ultimi.
Allora, come oggi, il racconto comune delle nostre vite intrecciate, si fa entità giudicante e voce tonante allo stesso tempo.
Ci rivolge la parola direttamente e soltanto nel momento esatto in cui ce ne rendiamo conto diventiamo consapevoli della più dimenticata tra le evidenze che ci riguardino: non ha mai smesso di farlo.
Il pubblico richiamo alle nostre umane coscienze, più o meno contaminate dalle artificiali infrastrutture che definiamo modernità, è onnipresente.
E, sembrerà incredibile, non ha mai avuto alcun bisogno di un video virale o di una montagna di like per meritarsi il nostro ascolto.
La Storia è fatta così, che volete farci.
È dotata di considerevole pazienza e talvolta ci rimette alla prova.
Non ha fretta, non l’ha mai avuta e da un momento all’altro può accadere che ci ponga le medesime domande del passato, sebbene con nomi e parole differenti.
Di questo dovremmo ritenerci fortunati, alla stregua dell’esser stati prescelti tra le specie viventi come i beneficiari del più sottovalutato tra i talenti, ovvero il dono della scelta.
Perché noi altri siamo solo testimoni, più che accusatori.
Siamo giuria, giammai giudici.
E, più di ogni altra cosa, tutti viaggiatori, senza alcuna distinzione.
D’altra parte, se la via per la dannazione è lastricata di buone intenzioni, magari, potremo salvarci facendo tesoro della nostra vergogna.
Dal 1919 al 2019 e ritorno.
All’improvviso il tempo collassa su se stesso e ancora una volta una strana forma di giustizia ci impone come popolo di schierarci a favore o meno di due tedeschi, malgrado uno tra loro lo sia stato solo per cittadinanza.
Eppure, sarebbe sufficiente far menzione delle differenze tra i due, per aver chiaro quale strada sia la più virtuosa.
Tra l’uomo apparentemente forte del secolo scorso e la sola creatura la cui potenza sia indiscutibilmente comprovata dalla realtà dei fatti di ieri come oggi, ovvero una donna.
Tra colui che aveva bisogno di una temuta divisa, di uno sguardo truce e di elevare la propria voce oltre i limiti della sua altezza, per guadagnare attenzione.
E colei che si affida solo a se stessa e alle proprie indomabili vulnerabilità per ottenere il meritato ascolto.
Tra chi si è sentito invincibile soltanto finché ha avuto un esercito di suoi pari al proprio fianco e chi non ha avuto alcuna remora ad avanzare sorretta unicamente dai propri incrollabili ideali.
E se tutto ciò non bastasse, tra il criminale che si è macchiato dello sterminio delle vittime del suo tempo e colei che viene ritenuta paradossalmente colpevole per aver scelto di salvare quelle del nostro.
Mi rivolgo a te, ora, mio simile verso il quale ripongo ancora la mia speranza.
Sai? I fascisti, a quei tempi come adesso, sono stati e sono ancora coerenti con la propria vergognosa natura. Hanno scelto con chi allearsi e chi tormentare, e continuano a farlo senza alcuna esitazione.
Nondimeno non erano e non sono neppure oggi la reale maggioranza, in questo nostro travagliato paese. Sono solo capaci di gridare e insultare per primi.
A mio modesto parere, è ora di rispondere finalmente all’annoso quesito.
Che sia reale o ideale il significato della metafora dentro di te, dichiarare chi meriti libertà e sostegno stavolta è qualcosa di ineludibile.
Perché non è affatto detto che avremo un’altra occasione per spostarci finalmente dalla parte giusta della Storia.
Indi per cui, chi vuoi che sia libero, o libera, di muoversi e agire nel nostro paese?