La favola del voto ai più giovani

Storie e Notizie N. 1657

C’era una volta un paese.
Che potreste chiamare anche Stato o Nazione.
Repubblica e democrazia.
Nondimeno, avvalendovi di espressioni come insieme di cittadini, o addirittura osando tirare in ballo la tanto sottovalutata comunità di individui, non sareste comunque in errore.
Giacché stareste parlando sempre dello stesso concetto.
Un luogo abitato da vite umane, la cui correlata esistenza è, nella fattispecie, regolata da una specifica modalità di governo.
Che potreste chiamare anche gli amministratori della cosa pubblica, oppure coloro i quali siano stati deputati a rappresentare gli abitanti tutti, agevolandone le istanze e guidando la collettività verso una migliore qualità dell’esistenza.
In ogni caso, sareste nel giusto.
Poiché il compito e le responsabilità annesse sarebbero identiche: preservare con assoluta considerazione il presente di un popolo, lavorando alacremente per garantirne il futuro.
Presente e futuro, ecco dove auspicavo questa breve storia ci conducesse.
Parole il cui significato per troppo tempo è stato trascurato dalla mia generazione come da quelle che l’hanno preceduta.
Indi per cui, prendete pure ciò che segue come una mera provocazione.
Ovvero, come un’ingenua favola.
Tuttavia, dal 1861 a oggi, abbiamo seguito una sacra regola che col tempo è stata per fortuna sempre più inclusiva, passando dal concedere il diritto di voto unicamente ai maschi di alto lignaggio con almeno venticinque anni all’estensione alle donne, la quale, non dovremmo mai smettere di rammentare e sottolineare, è avvenuta soltanto circa settant’anni fa.
Ebbene, malgrado i progressi e gli sforzi, figuratevi se per una volta potessimo operare una sorta di paradossale restrizione, capovolgendo del tutto gli attuali limiti d’età.
Lasciando da parte per un momento le eccezioni per quanto riguardi l’elezione del Senato, nonché le scontate rimostranze della logica, immaginiamo che il diritto di voto sia concesso soltanto ai minori di anni diciotto, non il contrario.
Il presente di cui sopra, e più che mai il futuro, non dovrebbero essere questioni di loro autorevole competenza?
Chi meglio di colui che vive con maggior coinvolgimento il qui e l’ora, con lo sguardo al contempo perennemente rivolto al domani, potrebbe suggerire le domande più sensate di cui occuparci, invece che lasciarci perpetrare l’affezione verso risposte che, tra l’altro, non hanno funzionato a dovere neppure nel passato?
Tuttavia, la meraviglia degna di questo nome andrebbe in scena durante la conseguente campagna elettorale.
Poiché nessun ambizioso populista privo di scrupoli potrebbe approfittare dell’ignoranza degli eventuali imberbi elettori. Si da il caso che la maggior parte dei
giovani di quell’età saranno pure inesperti e talvolta ingenui, ma la pervicace dedizione a vivere nell’assoluta disinformazione dei fatti del mondo è roba da analfabeti funzionali in età nettamente adulta.
Nessun imbonitore in cerca di poltrone facili potrebbe strumentalizzare la loro paura.
Il coraggio, talvolta avventato, ma spesso encomiabile è un requisito che hanno ancora intatto, bontà loro, mentre il panico cieco e ottuso è un virus che ottenebra al contrario molti dei loro concittadini più attempati, dal quale strenuamente, ogni giorno, devono difendersi.
Nessuno potrà ingannarli con le solite false promesse.
Gli adolescenti avranno tanti difetti, ma hanno pure il pregio di avere l’innata capacità di percepire chi si ponga davanti a loro privo di autorevolezza e con il solo intento di mentirgli.
Lo spettacolo sarebbe, allora, veder sfilare i pretendenti ai
prestigiosi banchi delle Camere costretti a parlar chiaro e semplice, senza perder tempo in inutili quanto truffaldini fronzoli, affrontando i temi essenziali e prioritari per chi ha la precedenza su tutti noi, nel presente come nel futuro.
A cominciare dalla cura dell’ambiente e della natura intera.
Per poi passare alla scuola, agli spazi riservati alla cultura e agli sport praticabili da tutti, nonché il sostegno a ogni famiglia, senza alcuna distinzione, di cui i giovani sono parte fondamentale.
D’altra parte, favola o meno, essi sono il reale cuore pulsante della nostra società.
Ma per una volta avrebbero quel potere decisionale che costringerebbe noi adulti ad ascoltarne le richieste più immediate, così come i sogni e le speranze.
Onestamente e con il massimo del realismo, credete davvero che potrebbero far peggio di quanto noi altri abbiamo fatto finora?