Il sogno dello spettatore elettore utente sovranista

Storie e Notizie N. 1671

Grazie.
Grazie, adorata televisione.
Grazie, dolce internet.
Grazie a voi tutti, preziosi social network.
Grazie, Silvio Berlusconi, per aver spianato la via.
Grazie, Giorgia Meloni, per avere ancora la faccia di mostrarti in pubblico, nonostante la quantità industriale di gaffe e figuracce con cui ti sei fatta notare negli anni.
Ma soprattutto, grazie a te, Matteo Salvini.
Io vi guardo nel firmamento dei miei idoli e, finalmente, non provo più alcun imbarazzo per ciò che sono.
Io avevo un sogno, sapete, miei salvatori? Sì, proprio come il leader buonista per eccellenza, il radical chic abbronzato che cianciava di diritti umani mentre si beccava tre pasti al giorno a spese dei contribuenti in quel famoso hotel di Birmingham, credo.
Mi osservavo allo specchio e mi deprimevo. Non per l’aspetto, che poi è un discorso soggettivo, ma per ciò che provavo.
Avvertivo disagio innanzi a quegli snob di sinistra, solo perché non ho mai letto libri, tranne quelli che mi costringevano a studiare a scuola.
Mi facevano sentire inferiore con le loro occhiate dall’alto in basso, soltanto perché il mio vocabolario è scarso e il mio Italiano elementare. Nel senso di degno della scuola suddetta, ecco.
Facevano i superiori ovunque, in strada come nei posti di lavoro, perché non sono in grado di comprendere la loro apertura alle novità e alle diversità.
Cosa c’è di male a essere chiusi? Qual è lo sbaglio nel non volersi evolvere? Perché non siamo liberi di rimanere sempre con le stesse idee in testa?
Spesso mi arrovellavo con tali domande e non ne venivo a capo. Anche perché le tenevo per me, timoroso di venire deriso o umiliato.
Anche per questo mi sono sempre tenuto alla larga dai ritrovi tipici di quei presuntuosi. Mai entrato in un teatro. A malapena in una biblioteca. Di rado, molto di rado, in un museo. È stata una scelta di vita necessaria, avevo bisogno di proteggermi.
Per tale ragione, per il tempo che fu, in questo momento devo render grazie a lei, la madre adottiva di tutti noi, la cara tv commerciale.
Mi ha accolto e mi ha difeso. Mi ha confortato quando ne avevo necessità e vi ho trovato l’amore e un popolo di cui far parte: gli spettatori.
Essere accettato era ciò che desideravo, ma il biscione mi ha donato anche di più.
Mi ha scelto come suo figlio prediletto. Come avrei potuto non fare lo stesso e unirmi alla schiera degli elettori di Silvio, nel momento in cui è stato lui ad aver bisogno di me?
Poi, alla fine del secolo scorso, a un tratto il sogno si è fatto incubo. Dio, il mio, è morto, o quasi. Crivellato dai proiettili moralisti dei cecchini dell’ipocrisia. Ma nello stesso tempo, accanto alla decomposizione del messia di tutti noi, mediocri per ambizione, ha cominciato a palesarsi all’orizzonte la vera terra promessa.
La rete, che sia benedetta in eterno. All’inizio ero diffidente, perché le parole erano strane, molte addirittura in Inglese, e i computer non erano come la tv, che basta pigiare i tasti del telecomando e lasciarsi andare sul divano.
Quindi sono arrivati gli smartphone e soprattutto i nostri Avengers personali, i Social Network. Da quel momento, ogni cosa è cambiata. Tutto si è compiuto. Perché mentre quegli altri, i soloni dai discorsi complicati, si erano illusi che il web fosse un modo per unire tutti, qualcun altro è stato meno megalomane e più concreto, accontentandosi di cominciare con l’avvicinare tra loro i pochi, e al contempo dividere tutti gli altri.
Ebbene, in breve tempo quei pochi sono diventati molti, o forse lo sembrano, fa lo stesso, mentre i modi con cui isolare e umiliare i nostri oppositori sono aumentati a dismisura. E da quando ciascuno di essi si è sentito alienato da chi la pensa come lui, non serve neppure mentire sul loro reale numero. Perché se ognuno si sente uno zero, la somma dei tanti darà sempre zero.
Nello stesso tempo ho scoperto che indossare il costume e la maschera dell'utente intollerante è come avere dei super poteri speciali. Puoi essere chi vuoi, avere il nome e la faccia che desideri. Ma più di ogni altra cosa, puoi calunniare e offendere a piacimento chiunque, in qualsiasi momento.
Non solo. All’alba delle ultime tornate elettorali, il sogno si è realizzato oltre ogni aspettativa. Perché in quanto spettatore, elettore e utente, appoggiando la visione sovranista, ora so che posso aspirare a un mondo fatto su misura per il sottoscritto.
Perché bruciare i libri – e le librerie – è cosa ritenuta normale.
Perché offendere e insultare il prossimo sono manifestazioni di goliardia.
Perché le leggi dello Stato e quelle dell’etica sono fatte non solo per essere violate, ma addirittura riscritte a mio uso e consumo.
E perché ignorando la Storia, nonché esprimendosi in maniera sgrammatica e riempiendo di menzogne i propri discorsi, dimostrando un’assoluta mancanza di rispetto per i sentimenti e la dignità di chiunque, si è comunque acclamati come star in spiaggia.
Grazie a tutti voi per avermi reso un cittadino orgoglioso per ciò di cui un tempo mi vergognavo.




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