Promemoria per la prossima Ucraina

Storie e Notizie N. 1995

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Putin ha già perso questa guerra, voglio crederti sulla parola, caro Yuval Noah Harari, lo voglio per la stima che provo per la tua autorevolezza in qualità di storico, ma anche perché mi piace l’idea di vedere finalmente sconfitto colui che da tempi non sospetti incarna il ruolo del cattivo della storia.
Nondimeno, sappiamo tutti oramai che ciò che viviamo come specie è una sorta di ennesimo sequel o, ahinoi, remake di capitoli altrettanto orribili. E ogni qual volta si ripetono dimostriamo puntualmente – sempre come specie – di non aver compreso a dovere la morale delle puntate precedenti. In una parola, il passato.
Forse, capita soprattutto perché tra le altre cose non abbiamo imparato a ragionare come specie, giustappunto, e qualora ci ritroviamo più o meno spettatori, testimoni o addirittura protagonisti della tragedia girata in diretta molti tra noi finiscono per pronunciare le solite frasi, spesso sotto forma di retorica domanda o, peggio, accondiscendente autolavaggio delle mani: ma che posso fare io? Sono una persona qualunque e anche se facessi qualcosa? Tanto non serve a nulla, non cambia niente, scendere in piazza e manifestare è inutile, il solito è tutto un magna magna e altre robe del genere.
Ebbene, rassicurato e anche incoraggiato dalle sagge quanto stimolanti parole di Harari, voglio premunirmi e agire con largo anticipo. Anche se di questi tempi, quanto sia ampio è davvero difficile stabilirlo.

Titolo: Promemoria per la prossima Ucraina

Sotto titolo in versione estesa: Manuale per il cittadino coscienzioso e pacifista, il quale in questi giorni inorridisce innanzi all'incessante bollettino di guerra che ha riempito del tutto lo spazio in precedenza occupato da Covid, vaccini e proteste No Vax; che diffonde a piè sospinto sui propri stati sociali bandierine giallo azzurre, meme, frasi e slogan antimilitaristi, che urla tutta la propria solidarietà per gli invasi a discapito degli invasori; che è attraversato dalla paura che – data la contingente vicinanza delle divampanti fiamme del conflitto – la sciagura si abbatta anche su di lui.

Lo stesso in versione ridotta: Decalogo su cosa mi impegno a fare o non fare di concreto per dare il mio piccolo contributo alla pace, a discapito di tutte le guerre, senza se, ma, dipende, però, eccetera.

Primo, qualora l’avessi fatto in precedenza, non darò più il mio voto a un partito o un candidato che in qualunque occasione, modo e forma:
- sia riconducibile a leader dittatori, criminali e guerrafondai
- sia riconducibile ad aziende che vendono armi, a banche che vendono armi e, a scanso di equivoci, a ogni entità che possa vendere armi
- sia favorevole all’uso delle armi per la risoluzione di qualsivoglia controversia, fatto salvo la difesa del proprio paese da una reale aggressione straniera. E quando dico reale, ogni riferimento a fantomatiche invasioni costruite a tavolino per erigere muri fuori e dentro il cervello è espressamente voluto.

Secondo, di fronte a coloro che fuggono da ogni tipo di guerra, dalle bombe e dal rischio di venire asserviti, uccisi, torturati e violentati, in caso mi fossi comportato in modo opposto, da ora in poi sarò in ordine sparso: comprensivo, accogliente, empatico, supportante e anche aiutante. Nel senso che mi rivolgerò a lui con parole gentili e farò in modo di dare il mio effettivo aiuto al rifugiato di cui avevo soltanto sentito parlare in tv o magari sui social. Ripeto, invece che fare assolutamente il contrario, malgrado avendone sentito parlare soltanto in tv o sui social.

Terzo, in caso non l’avessi già fatto, chiuderò immediatamente l’eventuale conto corrente presso il mio l’istituto bancario qualora quest’ultimo sia collegato al commercio di armi. L’elenco è assai lungo e di liste la rete ne è piena, ma se si vuole guadagnar tempo come alternativa c’è Banca Etica, il nome la dice tutta.

Quarto, in tutte le vie e maniere che ho a disposizione, mi impegno altresì da questo momento a domandare quotidianamente al nostro governo di smettere immediatamente di vendere armi. E non venite a parlarmi di poco tempo a disposizione, visto quanto se ne spreca a condividere stronzate su Whatsapp e i vari bar social digitali.

Quinto, non acquisterò mai più prodotti di ogni tipo che appartengono ad aziende e società che siano in qualsiasi modo in combutta con realtà che guadagnano dal commercio delle armi.

Sesto, non leggerò più le loro notizie, non guarderò più i loro telegiornali, non comprerò più i loro libri, non seguirò più le loro pagine e i loro profili, e in generale mi terrò lontano da coloro che per fomentare conflitti e divisioni, che in seguito sfociano in vere e proprie guerre, fabbricano bugie e traggono profitto dalla disinformazione del prossimo.

Settimo, al contrario sosterrò e magari darò anche il mio contributo a quelle realtà che si dannano, anche a proprio rischio, per costruire pace e al contempo difenderla, nonostante il cacofonico frastuono dei suddetti.

Ottavo, quando la guerra tornerà di nuovo a essere qualcosa di lontano e quindi – inaccettabilmente – tollerabile, anzi trascurabile, quello sarà il momento in cui mi impegnerò ulteriormente in questi passi.

Nono, al primo che tira di nuovo in ballo il nucleare gli tiro un ceffone. No, scherzo. Cercherò di parlargli per invitarlo a riflettere con calma con i fatti, i dati e la pazienza. E… be’, se non basta, c'è il ceffone, ecco, ma con affetto.

Dieci, finalmente scenderò in piazza a manifestare la mia voglia di pace e il mio no alla guerra. E in quel giorno il mio grido sarà forte e autorevole, perché avrò fatto tutto il resto.


Vieni ad ascoltarmi sabato 12 marzo 2022 alle 18.00, Libreria Ubik, Monterotondo (RM)

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