La più semplice delle fiabe
Storie e Notizie N. 2027
Vorrei credervi.
Oh, se lo vorrei come un tempo.
Credo che tale ingenuo quanto infantile desiderio sia paradossalmente ancora in me, per quanto di voce flebile e oramai del tutto priva di nerbo.
Penso di non essere l’unico, ma da bambino tutto sembrava più facile a riguardo: i buoni da una parte e i cattivi dall’altra. E per coloro che appartengono alla mia generazione non era arduo scegliere da che parte stare. Perché i coraggiosi e pacifici cowboys volevano solo far pascolare il bestiame e allevare bambini, mentre i perfidi indiani scotennavano teste e rapivano giovani donne; perché i soldati americani e inglesi, alla stregua dei futuri supereroi, affrontavano il male, nel secolo scorso personificato dai biechi nazisti e salvavano l’Europa; perché James Bond lottava al servizio di Sua Maestà, ma anche della pace nel mondo, mentre le spie russe venivano letteralmente allevate per distruggere tutto ciò che non fosse comunista.
Il comunismo, già. Di quelli di sinistra, soprattutto radicali o estremisti, che spesso non sono altro che astuti artifici semantici all’interno di una narrazione quanto mai interessata, dove nel corso dei decenni il restare coerente a principi e ideali, senza che ti sia mosso di un millimetro, può vederti tracimare sempre più lontano dal punto cardinale della santa moderazione, opportunamente aggiornato. Il che vuol dire, ulteriormente a sinistra.
Nondimeno, trattasi di riflessioni a cui giungi con la maturità e soprattutto la conoscenza e l’apertura mentale, tra le altre cose conseguenza di letture e studi variegati, di un viaggiare curioso e attento, di un ascolto incessante scevro da pregiudizi e ottusa immodestia.
Quando sei bambino, ovvero ti ostini a comportarti come tale, la fiaba la vuoi semplice. E d’altra parte, a prescindere dall’età, tutti noi al termine del giorno vogliamo spegnere la luce della lampada rassicurati e più che mai consapevoli di trovarci dal lato giusto della barricata. Senza dubbi. Senza zone grigie. Senza se o ma, e con un'apoteosi di Yes! Come on! Hurrah! Visto che in inglese sembrano funzionare meglio che in italiano.
Come potresti, osservando il film attraverso gli occhi che ti hanno assiduamente nutrito, non identificarti in John quando il nemico sono i cinesi che mangiano cani e gatti, ovvero gli arabi che tagliano le mani e schiavizzano le donne?
Che siano popolazioni raccontate senza soluzione di continuità sotto forma di disumane versioni della specie eletta, o alieni e mostri orrendi, presenti nella trama unicamente per mettere a rischio la vita dei giusti, non puoi aver dubbi. Non puoi tentennare. Non puoi scegliere a casaccio, o addirittura nel modo sbagliato. Altrimenti nel secolo scorso, quando di anni ne avevo nove, se fossi tornato a casa dal cinema e avessi detto ai miei che preferivo di gran lunga il lato oscuro della forza e il mio eroe era Dart Fener, non escludo che se la cosa si fosse prolungata avrebbero finito per consultare uno psicologo, ecco.
Perché la fiaba è semplice ed è vincente, anzi invincibile quanto il suo protagonista principale, come altrettanto nello scorrere delle immagini risultano detestabili i crudeli soldati vietnamiti e quelli coreani, i guerriglieri cubani e un generico ribelli, gli iracheni e gli afghani, i terroristi solo quando sono gli altri e gli invasori qualora non esportino democrazia.
D’altra parte, la forza intrinseca di siffatta, manipolante ambiguità risiede il più delle volte nell’indubbia natura nefasta o perlomeno pericolosa per il mondo dell’iniziativa di turno identificata come condannabile.
Ecco perché ancora una volta, nell’ennesimo scontro tra americani e russi, allorché sullo schermo ad alta risoluzione il regista restringa non a caso l’inquadratura sulle perfidi armate del truce dittatore che assediano gente innocente e coraggiosa, la più semplice delle fiabe è sempre la stessa.
Settimana dopo settimana, giorno dopo giorno, non vedi o leggi d’altro, e alla fine vorresti crederle, perché il dubbio logora e il tempo rema contro, giacché un dì non così lontano come sembra ti dirai che non sarebbe affatto male ritornare a considerare le cose in modo elementare come quand’eri piccolo.
Così stai quasi per cedere di nuovo il passo alla gradevole ingenuità di una volta, quando ti ritrovi innanzi ad articoli come questo, che rendono finalmente pubbliche e dimostrate atrocità e macchie nascoste sotto il tappeto per decenni. Di ciò che fecero i britannici dell’Information Research Department con la Propaganda Nera dagli anni ‘50 ai ‘70 – e non erano di certo i soli – ma anche successivamente con altre sigle o dipartimenti, per creare caos, violenze e tensioni in Medio Oriente, Asia e anche Africa; per sobillare intere nazioni a schierarsi contro russi e cinesi, nonché il famigerato comunismo, aizzando e rendendo sempre più integraliste le comunità musulmane, incrementando o addirittura facendo nascere dal nulla l’odio per Israele, inventando di sana pianta fantomatiche organizzazioni terroristiche islamiche e diffondendo in modo capillare volantini e dichiarazioni ostili del tutto fabbricate a tavolino.
Be’, mi dispiace, ci ho provato, ma finché la cervice mi funzionerà a dovere, credo che mi troverete ancora qua.
A dubitare della fiaba del bianco e del nero, e a raccontar la storia del grigio.
Vieni ad ascoltarmi sabato 21 maggio 2022 alle 16.00 a L'isola del tesoro, Trebbo (BO)
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