Sbarchi selettivi e ostaggi ambientali

Storie e Notizie N. 2080

La storia è breve ed è anche semplice, a mio modesto parere, così come la seguente, in apparenza eccezionale, coincidenza che mi pare illuminante del dramma quotidiano che stiamo vivendo da un bel po’.
C’era una volta una nave, okay? Scegline una tra quelle con cui il nostro governo si è inventato un ennesimo neologismo tramite il quale aumentare il proprio dizionario della disumanità. Mi riferisco ovviamente allo sbarco selettivo, con cui oltre che frazionare la vita umana sta facendo lo stesso con la propria coscienza, ristrutturandola a ogni occasione a seconda dell’interesse personale come se fosse un appartamento. Dimenticando che a forza di far ciò, non resterà più nulla della casa di un tempo e alla fine si ritroverà a vivere in un rifugio anti tutto che non è altro che una tomba a cielo aperto.
Ma c’era una volta anche un’altra barca, quella arrestata e tenuta in ostaggio dagli indigeni dell’Amazzonia in Perù, i quali stanno giustamente manifestando contro il governo del presidente del paese, reo di non far nulla per impedire le continue fuoriuscite di petrolio nel fiume Cuninico.
Una nave con a bordo centinaia di passeggeri, molti peruviani, ma anche stranieri, tra cui cittadini britannici e statunitensi, spagnoli e svizzeri. Dei veri turisti, non quelli accusati di esser solo questo e nulla più - anzi, di meno… - dai campioni della xenofobia al potere e compagnia berciante e infamante, più che cantante. Gente che ha ovviamente patito l’indebita interruzione del viaggio per cui ha pagato, soprattutto per la presenza anche di donne incinte, un bambino di un mese e persone affette da diabete e con disabilità.
Ed ecco che in poche ore si palesano le fondamentali diversità, non tanto tra coloro che sono a bordo di qualsivoglia imbarcazione, ma tra chi si arroga il presunto diritto di impedire il cammino del prossimo, che sia per vedere il mondo piuttosto che vedere semplicemente sorgere il sole all’indomani.
Sto parlando di quel che distingue la mano e più che mai l'umanità, le ragioni e gli obiettivi di chi decida di imprigionare le altrui aspirazioni.
Da un lato vi è un gruppo di persone che puoi vedere come una sorta di pool di amministratori delegati a far incrementare i ricavi di coloro che li hanno ingaggiati, foraggiati o addirittura ricattati. Individui che alla fine della fiera non hanno neppure una vera e propria agenda da seguire, ma soltanto la necessità di continuare a far la voce sadica e crudele, più che grossa, perché è ciò che gli ha fatto guadagnare la poltrona e nessuno può dire quanto la vera pacchia, la loro, durerà ancora.
Dall’altro ci sono gli indigeni, i quali dopo appena un giorno hanno iniziato a liberare i turisti.
Il diritto alla vita e il rispetto della vita devono essere fondamentali”, ha dichiarato  il leader del gruppo Watson Trujillo. “Alla luce di ciò, forniremo strutture in modo che le persone che si trovano sulla barca possano essere trasferite alle loro destinazioni.”
Trujillo ha aggiunto che sono andati sulla nave per spiegare ai turisti perché hanno fatto ciò che hanno fatto, ovvero per far pressione sul governo indifferente di fronte ai disastri ambientali causati dallo sversamento di 2.500 tonnellate di petrolio greggio nelle acque del fiume soltanto a metà settembre.
Disastri le cui conseguenze, trattandosi dell’Amazzonia, le pagheremo tutti a ogni distanza ci troviamo dal polmone della terra.
Al contempo, immaginatevi ora i nostri attuali rappresentanti nel mondo, in particolare i responsabili di questa vergognosa pantomima degli sbarchi selettivi, invece che per mezzo di conferenze stampa senza reali domande, mezze dichiarazioni a microfono aperto prive di contraddittorio o addirittura tramite due frasette sui profili social, salire a bordo di una nave a caso delle ONG incriminate per spiegare ai passeggeri i veri motivi per i quali hanno fatto ciò che hanno fatto. Ma guardandoli in faccia, dritti negli occhi, cosa che non avranno mai il coraggio di fare. E l’essenza della differenza che conta di più è tutta lì.

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