Militari morti in Afghanistan: ma perché in guerra non ci vanno i politici?


Sulla retorica del governo di turno, a commento dell’ennesima morte di giovani soldati in Afghanistan, ho già scritto un post tempo addietro, che considero oggi quanto mai attuale.
Siamo nel 2009, sarebbe quanto mai offensivo per voi scrivere ancora qualcosa sul vergognoso inganno dei politicanti ai danni di molti, troppi ragazzi ed altrettante famiglie.
Anche questa è storia vecchia.
Quando le guerre iniziano i governi, destra o sinistra, pontificano a favore dell’impegno contro il nemico di turno.
Ultimamente, come tutti voi ben sapete, va di moda il terrorismo islamico e talebano.
E via, tutti in campo a difesa della nostra civiltà: armiamoci e… partite.
Già, partite e - a chi va bene - a missione finita tornate a casa sani e salvi.
E gli altri?
Gli altri sono eroi, eroi sacrificati per la patria.
Qualche tempo fa ho visto un film molto bello, diretto da Clint Eastwood.
Il titolo è Flags of our fathers ed è tratto dall’omonimo libro scritto da James Bradley e Ron Powers, a sua volta ispirato dalla celebre Battaglia di Iwo Jima.
Il regista ha realizzato anche un'altra pellicola sulla medesima storia, che descrive gli stessi fatti dal punto di vista dei giapponesi, Lettere da Iwo Jima.
Flags of our fathers, Bandiere dei nostri padri, racconta le vicende di tre dei sei soldati che sono stati fotografati mentre alzavano la bandiera americana sul suolo di Iwo Jima e di come sono stati cinicamente sfruttati dal governo di allora come mezzo di propaganda per ottenere altro denaro dai cittadini statunitensi.
Sul concetto di eroismo, in voga nei discorsi dei politici al solo loro uso e consumo, la voce narrante* apre e chiude il film dicendo delle cose che credo siano di grande attualità:

All’inizio: “Ci piacciono le cose belle e semplici. Il bene e il male. Eroi e delinquenti. La maggior parte delle volte essi non sono chi pensiamo che siano.
E alla fine: “Forse gli eroi non esistono. Gli eroi sono qualcosa che creiamo noi, qualcosa di cui abbiamo bisogno. E’ un modo per aiutarci a capire qualcosa di incomprensibile.
Che cosa? Che quei soldati “Possono avere combattuto per il loro paese, ma sono morti per i loro compagni”.

Faccio una proposta: chi desidera spedire i giovani al fronte vada con loro, che rischi insieme a loro. E quando capita, che muoia con loro…

(*Battute originali: “We like things nice and simple,” muses the narrator at the start of the film. “Good and evil. Heroes and villains. Most of the time, they’re not who we think they are.” By the film’s end, the narrator concludes, “Maybe there’s no such thing as heroes. Heroes are something we create, something we need. It’s a way for us to understand something so incomprehensible. “They may have fought for their country, but they died for their brothers.”)