Strage di migranti finalmente felici a Lampedusa

Storie e Notizie N. 983

E’ la settimana degli ennesimi.
Dall’ennesima pernacchia ai fessi che ancora pendono dalle sue labbra di voi sapete chi all’ennesima tragedia in mare, con i soliti sfortunati protagonisti.
Al momento si parla di 94 morti e 250 dispersi.
Leggo.
Leggo articoli, post e commenti in rete, da destra a sinistra, e mi sento lontano.
Immensamente lontano.
Amaramente, forse sarebbe più giusto.
Che il cielo benedica le storie, salvifico isolotto a cui approdare…

“Papà”, fa Efrem, nove anni. “Perché sorridi?”
Tesfaye attenua solo minimamente la curva che disegna con le labbra.
Sì, in fondo è un sorriso, il suo.
“Vuoi davvero saperlo?”
“Sì.”
“Sorrido perché ora nessuno potrà più respingerci…
“Nessuno potrà accusarci di essere qui per rubare il lavoro agli italiani.
“Agli instancabili e puntuali lavoratori nostrani.
“Nessuno sarà in grado di additarci quali responsabili dell’aumento di criminalità nel paese.
“Questo paese noto nel mondo per la sua specchiata onestà.
“Nessuno, da nord a sud di questo stivale, avrà la libertà di rimarcare la nostra eventuale mancanza di rispetto per le donne.
“Stivale che da nord a sud mette quotidianamente la donna su un piedistallo e che non la sfiorerebbe neppure con il più esile dei fiori.
“Nessuno tra i nostri mancati concittadini sarà capace, ora, di definirci selvaggi.
“Mancati concittadini che hanno fatto del decoro e del bon ton vanti storici.
“Nessuno di costoro potrà altresì dileggiarci per la nostra ignoranza.
“E’ gente mediamente di cultura più che elevata, un popolo di pensatori e letterati, quello che ci attendeva al di là del mediterraneo.
“Nessuno tra loro avrà il diritto, da adesso, di sostenere che siamo inclini a violare le leggi.
“Loro, che sul rispetto delle leggi hanno costruito tutto, vita, società e ovviamente istituzioni.
“Nessuno dei comunitari italici potrà affibbiarci gli epiteti più disparati ispirati dal bruno colore della nostra pelle.
“Italici comunitari che sono tutti alti, biondi e con gli occhi chiari.
“O perlomeno così si sentono accanto a noi altri.
Sentivano, mi correggo.
“Perché ormai il viaggio è finito, almeno per noi.
“Ecco perché nessuno di questi signori potrà insinuare che siamo terroristi.
“Signori che sono pacifisti fin nel profondo dell’anima.”
Efrem smette di ascoltare le parole del padre.
Fissa i suoi occhi, ora.
Bagnati di lacrime.
“Papà”, fa commosso a sua volta, “perché piangi?”
“Perché ora nessuno può farci più male, figlio mio.”
Non siamo più negri, extracomunitari, immigrati, clandestini, rifugiati, selvaggi.
Siamo solo morti.
Chissà se, guardandoci ora, potranno riuscire finalmente a capire quello che siamo.
Che eravamo.
Uomini.
Donne.
E bambini.

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