La legge dei migranti

Storie e Notizie N. 1540

Il giudice distrettuale degli Stati Uniti William Alsup ha deciso che il programma “Dreamers” fortemente voluto da Obama, il quale protegge dalla deportazione i minori stranieri condotti illegalmente nel paese dai propri familiari, debba rimanere al suo posto, ritenendo privo di basi giuridiche il tentativo da parte del presidente Trump di terminarlo.
Sarebbe tutto più semplice se – parafrasando immodestamente il filosofo Sant’Agostino – obbedissimo tutti a un semplicissimo motto…


C’era una volta la legge dei migranti.

Di portata anche maggiore, ma ci vuol tempo per sollevar capo e prospettive.
Come minimo, una storia, questa.
Nondimeno, l’enunciato è breve e lineare: segui le regole, e fa’ ciò che vuoi.
Puoi scriverla, se ti aggrada, ma impararla a memoria e soprattutto coscienza risolverebbe molto e faciliterebbe il viaggio collettivo.
Esempi?
A iosa, cara amica, anche di più, gentile amico, tanti da comporne un racconto.


Dove un medico ha camice lindo e mani sapienti, di rimedi a lungo termine o per il mero, temporaneo sollievo, destinate a pazienti la cui cittadinanza non ha alcun peso sulla ricetta.
Si potrebbe tirar in ballo un certo Ippocrate, ma basta la norma qui introdotta.
La quale obbliga qualsivoglia agente della pubblica sicurezza a garantirla al prossimo come unica e prioritaria missione, proteggendo l’indifeso dal pericolo reale e non dalla sua stessa paura.
Impedendo che subisca abusi concreti e non generati dalle bugie iniettategli nel cuore.
Assicurando l’incolumità dei propri simili e non della loro fobia per l’ignoto.
Per tutto questo c’è giustappunto il dottore di cui sopra, nel caso specializzato nei tanto sottovalutati virus della mente.
Come non citare, poi, l’amministratore del bene comune, locale o con orizzonti ben più vasti tra le proprie responsabilità.
Basterebbe la definizione stessa per indicar la via al nostro.
Magari concentrandoci sul bene comune, che non è relativo alla sola città, ma a tutti, nessuno si senta o venga escluso, tra coloro che la abitino, qualunque sia la provenienza.
E il bene di tutti, o è di tutti, o di nessuno.
Giammai, di pochi.
Aggiunta inevitabile a codesto elenco la merita ovviamente, per esteso, la preziosa guida delle imberbi speranze verso una versione più colta di se stesse, in breve, l’insegnante.
Ebbene, il dovere di accogliere e far classe con qualunque carnagione o tradizione sbuchi dai banchi è anche stavolta sintetizzabile con facilità.
Una parola è sufficiente.
Speranze.
Tutte diverse, tutte uguali, nello spicchio di cielo ambito, nell’aver sacrosanto diritto a quest’ultimo.
Tuttavia, laddove volessimo generalizzare la suddetta enumerazione, a prescindere dalle ragioni che conducano all’incontro con le parole che l’altro rappresentano, come l’altro stesso, vi è la regola più indiscutibile a sostenerle tutte e a far da bussola.
Umano è il diritto alla vita e tutto il resto, non inferiore a ciò che temi ti possa venir da lui derubato.
Eccoci alla conclusione che, forse, ci avrebbe risparmiato inchiostro e pagina.
La legge dei migranti.
Tradotta in una irriverente manipolazione del celebre motto partorito dal ben più noto santo filosofo.
Il quale, nella versione originale, farebbe al caso nostro anche meglio, se solo fosse privilegio equamente condiviso.
Ama e fa’ ciò che vuoi, quindi, ma lascia che tutti facciano lo stesso...


Sullo stesso argomento:

Compra il mio ultimo libro, Carla senza di Noi
Leggi anche il racconto: Il regalo di Natale dell'imbianchino
Leggi altre storie di immigrati
Ascoltami cantare con la band
Guarda un estratto dello spettacolo Carla senza di Noi
  

Visita le pagine dedicate ai libri: