Diamoci pace

Storie e Notizie N. 2190

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In ordine di tempo, segue una sintetica quanto amara successione di colossali eventi, osservati dal nostrano, particolare punto di vista, spesso provinciale e talvolta egoistico: prima il Covid, poi l’aggressione della Russia ai danni della Ucraina e ora il conflitto tra Israele e Palestina, di nuovo.
Detta in una sola parola, Guerra, ma con una accezione estesa, più complessa e metaforica. Intesa in senso lato, ecco. Si leggano pure come l’assedio di un virus contro l’umanità intera, o parte di essa che si fa nemico di se stessa.
Nel dettaglio, vorrei invitare a riflettere sulle efferatezze più o meno sanguinose che vanno in scena dietro la Guerra in prima pagina, sopra e sotto, ai lati, ovvero oltre lo sfondo.
In tali ambiti pare che gli eserciti a combattersi siano composti da molti più soldati di quel che i numeri dimostrano e spiegano. Anzi, il più delle volte non c’è nulla di spiegabile, malgrado le motivazioni addotte, come negli Stati Uniti, dove in questi giorni un 71enne ha ucciso un bambino di soli 6 anni e ferito la madre perché musulmani. Alla stregua di ciò che è accaduto in Belgio – operarne un qualche tipo di distinguo è parte del problema a mio modesto parere -, dove due tifosi svedesi sono stati assassinati da un uomo per le ragioni opposte, ovvero vendicare i musulmani.
Anche questa è la Guerra, in grado ormai di oltrepassare i confini del campo di battaglia, i limiti di luogo e tempo, per poi diffondere il suo odio e la sua disumanità a velocità ormai della luce attraverso internet, i social network, ma anche i talk show e i cosiddetti giornaloni di prima fascia.
È la Guerra che si combatte con ogni mezzo, perfino con le parole e a causa di esse, che vede una nota cantante palestinese arrestata per aver condiviso un post a sostegno di Gaza, l’attore Moni Ovadia dimettersi dalla direzione del Teatro di Ferrara per anticipare a sua volta l’assai probabile licenziamento per aver osato esprimere una posizione critica nei confronti del governo israeliano e il vignettista storico del Guardian in pratica cacciato dal suo giornale dopo 40 anni per aver ritratto in modo definito antisemita il presidente Netanyahu.
Nondimeno, ciò che mi da maggior pensiero, in momenti come questo, sono le Guerre dietro la Guerra che vengono puntualmente sottovalutate, come quella del nostro pianeta contro noi stessi. Un indiscutibile diritto a difendersi, in questo caso, giacché i colpevoli siamo tutti noi in modi e percentuali di responsabilità differenti, nessuno si senta un animale o una pianta solo perché ne è appassionato.
Le armi le conosciamo: sono i quattro elementi. Il Fuoco di un calore impossibile, il quale raggiunge temperature sempre più ingestibili per la sopravvivenza di ogni specie vivente. L’Acqua, ovvero l’inesorabile diminuzione di quest’ultima, battendo un record dopo l’altro, senza attirare alcuna attenzione anche in chi di solito va matto per i primati. La Terra, che trema di rabbia e dimostra di essere in grado di distruggere ogni cosa lontano dai nostri occhi o a un passo da tutti noi. E ovviamente l’Aria, la quale è una sorta di bomba che uccide ogni anno almeno 7 milioni di persone.
E poi c’è la Guerra contro gli indigenti, magari con l’aggravante di essere anche persone migranti, oppure di questi ultimi contro tutti gli altri poveri, costruita a tavolino, per distrarre le masse dalla Guerra più importante, perché più dispendiosa e maggiormente in grado di influenzare tutte le altre: quella per il potere o mera ambizione, che fa costruire ponti, o anche solo prometterne la realizzazione, tanto ciò che conta è stanziare il denaro o che fa tagliare ciò che è necessario ma non da profitto a breve o medio termine, come la sanità pubblica.
In istanti di sconforto come questo mi vengono in soccorso ricordi della filosofia studiata al liceo, ovvero le parole di Marco Aurelio, secondo il quale è la tolleranza a far parte della giustizia; giammai il suo contrario, quindi. D’altra parte, gli uomini sbagliano in modo inconsapevole, ci spiega il filosofo. E, soprattutto, non si contano, da quanti sono, coloro che sono stati causa di scontri, che hanno avuto dubbi, che hanno odiato, che si sono combattuti tra loro con le armi; ebbene, tutti loro non esistono più, sono diventati polvere.
Perciò, ecco, dice Marco Aurelio, datti pace.
Allora, forza e coraggio, diamoci pace.

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