Ha scelto lei
Storie e Notizie N. 2261
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C’era una volta una frase che dovrebbe dirla tutta.
È un sacrosanto diritto spiegato in breve.
È la conclusione e punto, fine, giammai a capo e ricomincia, bensì per sempre, senza obiezioni e giudizi.
E se tutto ciò non bastasse, rappresenta altresì le prime e ultime parole di qualcuno che pronunciandole mette a rischio la propria stessa vita.
A riprova di tutto ciò, “ha scelto lei” è ciò che ha detto Massimo della sua compagna Deborah.
Quest’ultima ha partorito sua figlia e poi è spirata a causa di un tumore ai polmoni, che conosco bene visto che si è portato via mio padre.
I due si sono conosciuti dieci anni fa. Hanno capito di amarsi profondamente e hanno deciso di condividere quel dono con un figlio.
Un’altra scelta, già, stavolta di due.
Ci hanno provato per due anni, ma sembrava non esserci alcuna possibilità, quando a febbraio scorso Deborah ha scoperto di essere incinta.
È un momento che ho osservato anch’io con attenzione dal lato irrimediabilmente miope della riva e non so cosa darei per capire fino in fondo cosa significhi tale notizia per una donna.
Leggi pure come le conseguenze di una scelta di due, il cui peso ricade per la maggior parte sulle spalle di una. Ma che dico? Su ogni millimetro del suo corpo, e di tutto ciò che la nostra limitata ragione riesce ad afferrare.
Quello stesso corpo che senza nulla di personale, è in grado di tradirti in ogni istante, talvolta proprio sul più bello.
Qualche giorno dopo la lieta novella, Deborah ha avvertito un dolore alla gamba. Si è fatta visitare ed è stata travolta dalla tragica sentenza dei medici: tumore ai polmoni al quarto stadio, con metastasi e organi compromessi.
Il cancro era inoperabile, ma con le cure del caso avrebbe potuto sopravvivere quattro o cinque anni.
Anche di questo sono stato testimone impotente, perché pure il mio papà era giunto a quell’amaro punto di non ritorno. Si soffre, si ascolta e si guarda, ma non si può affermare di capire cosa voglia dire trovarsi in quel drammatico, ultimo segmento del proprio cammino su questa Terra senza esserci passati.
Banalmente, ancora una volta il senso della suddetta frase.
Dal canto suo, Deborah ha patito il terribile colpo, e poi, con una forza incredibile che non credo di avere, lo ha accettato, assorbito e confinato in un angolo per prendere la sola decisione sensata dal suo punto di vista.
Di fronte alla morte, ha scelto la vita, ha scelto l’amore, ha scelto Megan, sua figlia.
Il suo compagno ha rispettato le sue ultime volontà e le è rimasto accanto fino all’ultima frazione di secondo.
Il destino ha voluto concedere loro una breve parentesi di fragile gioia, come uno di quei sogni particolarmente riusciti che vorresti che non avessero mai fine.
Per due mesi, la scelta di due gli ha concesso di viverla in tre, come se il tempo non fosse stato mai il vero problema tra loro.
Poi, venti giorni fa Deborah si è aggravata e venerdì scorso se n’è andata tra le braccia di Massimo.
C’è una frase che uso spesso, nelle storie come nel mondo reale, quando non mi sento in grado di distinguerli: per una vita che se ne va ce n’è sempre un’altra che arriva.
Mi ha sempre donato conforto, perché mi ricorda ciò che potrebbe essere a mio modesto parere un significato più alto, ma altrettanto semplice, del nostro comune passaggio nel grande sentiero dell’umanità.
Al contempo, se ce ne fosse ancora il bisogno, questa storia ci aiuta a comprendere che lungo quello stesso cammino alcuni di noi fanno delle scelte che pagano personalmente. E quando ciò accade, non possiamo far altro che restare lì accanto, osservando e ascoltando con religioso rispetto, pur non capendo.