Quando si parla di te

Storie e Notizie N. 1555

Quasi 200 civili, tra cui donne e bambini, sono stati uccisi in Siria in dozzine di attacchi aerei e bombardamenti da parte delle forze fedeli ad Assad, precisamente nel Ghouta orientale, alla periferia di Damasco, durante due giorni di un’aggressione definita da Amnesty International un fragrante crimine di guerra compiuto su scala epica.
Ciò malgrado, tale ennesimo capitolo di un massacro chiamato guerra, sembra non interessare i leader e molti dei principali organi di stampa delle nazioni più influenti e responsabili al mondo…

Quando si parla di te.
Quando si parla di te, lassù, ai vertiginosi piani nobili, perfino al livello subito sopra il tuo, aspetta.
Aspetta a esultare.
Rimani al sicuro.
Al riparo del saggio disincanto.
A riprova di ciò, la seguente ballata di diversificati esempi, ovvero, consigli.
Giustappunto, laddove si parli di te, mentre in quel di Siria difendi pelle e cuore, armato di null’altro che cuore e pelle, a occupar le prime pagine son le tue ferite e il tuo sangue che colora strade e mani.
Ma è il petrolio a fornire inchiostro alla penna ed è la volubilità del suo prezzo a incidere sulla necessità della notizia.
Ugualmente, allorché si parli di te, caro migrante, nel tragico, ultimo atto di affondar tra i flutti, i soli capaci di accoglierti senza alcuna discriminazione, l’ecumenicamente rassicurante immagine della nave sbagliata, ricolma di vite inopportune, mentre si eclissa all’orizzonte è nel bel mezzo del tavolo mediatico, pronta per essere ingoiata e dimenticata.
Ma sono gli accordi, o i disaccordi, con il governo della Libia e altri paesi dal confine ricattabile a suggerire l’articolo, non l’empatia per i propri simili più sfortunati.
Allo stesso modo, nel momento in cui si parli di voi, donne maltrattate e trucidate, assisterete a processioni colorate di hashtag puntuali e profili dall’avatar solidale, di testimonial emozionati ed emozionanti testimonianze.
Ma, laggiù, nel tassello più in basso del mosaico di umana convivenza, nel preciso istante in cui vorrete aiuto e magari avrete anche la forza di chiederlo, guardatevi attorno e fate preziosa memoria di chi verrà in soccorso.
In quel giorno e anche l’indomani.
In caso si parli dei cosiddetti crimini degli stranieri… be’, se ne parla sempre, quindi è ormai cosa normale, concetto incessantemente iniettato nella sempre più ingenua intelligenza collettiva del cittadino medio.
Ma nel caso il menzognero racconto si presenti in maniera sproporzionata, non credere che siano l’amore per la patria e per le nostrane tradizioni a guidar le dita sulla tastiera.
Guarda quanto manca al giorno dell’elezioni, e vedrai come cambierà tutto il dì successivo.
Per la medesima ragione, leggerai di Islam e terrorismo nella stessa frase con frequenza inversamente proporzionale alla temporale distanza dal fatidico voto.
Secondo lo stesso giochino, o imbroglio, si parlerà di mafia e arresti di boss, quando i boss che si celano dietro quella stessa mafia e la mafia che si arricchisce alle spalle di quei medesimi boss saranno ormai altrove, proprio come una sorta di eterno Wile Coyote che si illuda di poter catturare l’inafferrabile Beep Beep con i suoi goffi ordigni.
E’ storia vecchia, nulla di nuovo.
Perché ci son voluti decenni o addirittura un secolo affinché gli ebrei dei campi di sterminio e gli schiavi delle piantagioni di cotone, le vittime dell’Apartheid in Sudafrica e i milioni di nativi americani assassinati abbiano cominciato a sentir parlar di loro con un minimo di lucidità e onestà intellettuale.
Ce ne sono altri che ancora stanno aspettando, e forse a loro, per primi a loro dovremmo dedicare passione e interesse.
Ecco perché, qualora si parli di te, indifeso abitante delle parti più vergognose della nostra attuale sceneggiatura, aspetta.
Aspetta a gioire.
E resta al riparo, se puoi.