Il tempo delle scuse

Storie e Notizie N. 1570

C’era una volta il tempo delle scuse.
"Siamo veramente dispiaciuti", hanno dichiarato in questi giorni i membri del gruppo terroristico basco dell’Eta, responsabile dell’uccisione di oltre 800 persone durante quarant’anni di campagna armata, scusandosi pubblicamente per le sofferenze causate e chiedendo il perdono delle vittime e delle loro famiglie.
Immagina che sia quel tempo, ora.


Chiudi gli occhi con me, e assistiamo assieme alla festa di tutte le scuse, ma davvero tutte, raccolte in una colossale reazione a catena di prese di coscienza, seppur tardive, ma quanto mai dovute.
Lustra per bene gli spazi vacanti della memoria incompleta, perché la lista si affollerà su se stessa.
Gli Stati Uniti si alzeranno in piedi e con il capo chino chiederanno scusa per lo schiavismo, certo, le petrolguerre travestite da pacifiche gite, è chiaro, i colpi di stato mascherati da rivoluzioni e le rivoluzioni colpite ancor prima di nascere dallo stato fantoccio di turno. Tuttavia, più di ogni altra cosa – affermerà il paese delle opportunità sprecate – imploriamo perdono da voi, anime native, coloro che abbiamo sterminato al nostro arrivo, i veri americani, che americani non erano affatto, e fu forse questo l’inizio della loro sventura.
All’unisono, si leverà dritta la rivale di sempre, la grande madre Russia, e con sincero pentimento domanderà scusa per i gulag, naturalmente, ma sarebbe scontato, perché in pratica dovrà rispondere di più o meno le medesime colpe dello storico nemico, tra tutti il sacrificio dei diritti umani e l’annientamento sistematico delle voci stonate tra gli autoctoni.
Perché quello del potere è un grattacielo assai prevedibile, sostiene il falco pellegrino, il quale gode di una visuale privilegiata sulle umane vicende. Più sali in cima e più le stanze e i suoi occupanti si assomigliano.
Ciò malgrado, sarebbe piuttosto riduttivo se la danza si arrestasse qui, con i soliti noti.
Difatti, il supponibile terzo incomodo a scusarsi, sarà il Regno Unito, e anche qui, abbiate pazienza, perché non sarà cosa breve, malgrado il benevolo ausilio della sintesi nelle parole fin qui dedicate.
Scusate per l’India e l’Africa, l’Asia e l’Oceania, esordiranno i sudditi britannici, scusate per gli schiavi, perché c’entriamo anche noi, con quelli, ma principalmente scusate per le colonie… e sebbene qui dovremmo aprire una parentesi infinita di massacri e tormenti, passiamo oltre e speriamo nella vostra clemenza per tutti i conflitti provocati e nel tempo alimentati.
Tra l’altro, insieme ai nostri colleghi testé prostratisi, cogliamo l’occasione per promettervi di piantarla una volta per tutte con i film di guerra, soprattutto di stampo patriottico ed eroico.
Scusate.
Scusate di aver non solo portato morte e distruzione nelle vite altrui, ma di aver mostrato anche l’ignobile sfacciataggine di raccontare ai posteri che noi eravamo i buoni.
Seguendo tale inaspettato, straordinario esempio, non saranno da meno la Francia e la Spagna, la Germania e, tra i molti, pure l’Italia, già.
Perché se c’è una cosa che abbiamo sempre fatto non è solo salire sul carro del vincitore, bensì sul carro più grande, ovunque fosse diretto.
Eccola, quindi, la processione delle scuse.
L’istante in cui scenderanno tutti a terra, per tentare di ottenere una qualche grazia da quest’ultima.
Ebbene, se tale miraggio si facesse carne, altro che mettersi comodi, poiché sarebbe uno spettacolo che andrebbe avanti sino alla fine dei tempi...


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